casa impatto zero futurefoodsystem

Il meglio della Melbourne Design Week

“Il buon design ha il potenziale per cambiare il mondo”

Una dichiarazione a metà tra ottimismo e provocazione quella di Tony Ellwood, direttore della Melbourne Design Week. Quest’anno ha invitato architetti, designer e altri professionisti del settore creativo a interrogarsi su come il design possa contribuire a creare un futuro migliore per il nostro pianeta. I principali temi su cui si vuole riflettere sono responsabilità, comunità e clima.

Conclusasi il 5 Aprile, l’edizione 2021 è stata una full-immersion di undici giorni forte di un programma di oltre 300 mostre, conferenze, tour e workshop. L’evento si è svolto in una formula ibrida tra reale e virtuale ed è riuscito a mantenere il proprio respiro internazionale grazie a una nuova piattaforma digitale che ha raggiunto il pubblico di tutto il mondo.

Ecco una selezione dei contributi più interessanti alla Melbourne Design Week 2021.

La casa FutureFoodSystem nel suo sito d’installazione presso Federation Square (Melbourne). Foto di Earl Carter
vista esterna casa futurefoodsystem
FUTURE FOOD SYSTEM

Il fiore all’occhiello dell’edizione di quest’anno è rappresentato dall’installazione di una casa di 87 mq presso Federation Square (Melbourne). La sua dimensione è esemplificativa della casa media australiana e di un prototipo che vuole proporsi come un modello di sostenibilità per il futuro. Infatti, FutureFoodSystem è una casa a impatto ambientale zero: autonoma non solo dal punto di vista energetico ma anche da quello alimentare, senza produrre alcun rifiuto. Secondo il suo creatore Joost Bakker “Il modo in cui coltiviamo, raccogliamo, trasportiamo, vendiamo e consumiamo il cibo è l’attività più distruttiva che ci sia per il pianeta”.

Diagramma del recupero dei rifiuti in FutureFoodSystem
diagramma funzionamento futurefoodsystem

Gli inquilini di FutureFoodSystem con una varietà di prodotti coltivati nella casa
chef con prodotti a km zero
Bakker propone quindi un modello di vita alternativo, in cui si re-immagina la casa come un piccolo ecosistema completamente autosufficiente anche da un punto di vista alimentare. L’edificio è realizzato con materiali organici e riciclabili e accoglie sulla propria superficie la coltivazione di oltre 250 specie di piante. Mentre tutto ciò che normalmente viene considerato “rifiuto” viene riciclato come fertilizzante o trasformato in gas. L’esperimento di vita a impatto zero è stato coronato dagli inquilini Matt Stone e Jo Barrett, una coppia di chef che cucinano esclusivamente con ingredienti prodotti nella casa.

Restauro di una sedia Series 7 (Fritz Hansen) all’interno del programma ‘Cultivated’ di Cult Design
restauro sedia di design

Restauro di una Corona Chair (Erik Jørgensen) con sostituzione del vecchio rivestimento in pelle
restauro sedia di design in pelle
CULTIVATED

Si tratta di una mostra organizzata dal brand australiano Cult Design che esplora la loro strategia per promuovere un sistema di economia circolare nei settori del mobile e dell’illuminazione. La premessa sono statistiche allarmanti, che parlano di 800.000 divani, 1,65 milioni di tavoli e 3,4 milioni di tavolini buttati via ogni anno solo in Australia. L’azienda si propone di combattere questa rapida obsolescenza con un servizio volto a garantire longevità ai vecchi pezzi di design. Gli oggetti vengono riacquistati in quello che normalmente è considerato il termine del loro ciclo di vita, entrano poi in gioco artigiani e manifatture locali che, grazie a un esperto lavoro di restauro, sono in grado di dare una seconda vita a questi oggetti, in modo che possano durare per molte generazioni a venire.

L’immagine di presentazione di Form From, una mostra dedicata all’uso di materiali alternativi per il design. Foto di Chris Miller
materiali alternativi per il design
FORM FROM

Una mostra che si interroga su come re-introdurre i rifiuti nell’ambiente esplorando l’uso di materiali organici quali funghi, alghe e terra. Gli oggetti finiti sono presentati accanto ai procedimenti manifatturieri necessari a lavorare i materiali. Curata da Studio Flek, la mostra include i loro sgabelli sviluppati a partire da scarti di birra e composto di micelio (l’apparato vegetativo dei funghi). Presente anche Jessie French, una designer impegnata nella ricerca su materiali bioplastici a base di alga con un approccio al design che combina ricerca scientifica e sperimentazione artistica. Infine troviamo anche Genevieve Quinn che, fresca di un diploma in architettura, si impegna nella ricerca di materiali naturali con una particolare predilezione per la terra.

Sgabello realizzato con scarti di birra e micelio da Studio Flek. A destra: dettagli del materiale e delle procedure di produzione
sgabello composto da funghi e dettagli struttura
Ciotole e bicchieri in bioplastica realizzati da Jessie French
ciotole e bicchieri arancioni organici

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