di Costanza Carbotta.
Nato nel 2022, Cale Design trova le sue origini nel rinascimento. Infatti, opere di artisti come Piero della Francesca, tecniche pittoriche dell’epoca e il patrimonio territoriale della zona del Montefeltro, terra di origine delle sue fondatrici, sono le prime ispirazioni per Alessia Romani e Carla Gambioli. Ogni pezzo delle loro collezioni ha una storia, un’origine: segue una tradizione antica, così che non invecchi mai.
Nel vostro design come si manifesta il legame con il territorio?
È un racconto a volte letterale, a volte più velato, che fa eco alle tecniche o ai gesti della nostra terra. Le due linee di piastrelle Torricini e Duchi sono, le prime, una sintesi geometrica della facciata del Palazzo Ducale di Urbino, mentre le seconde riprendono gli inconfondibili profili dei duchi di Montefeltro di Piero della Francesca.
Platonico è un affettatartufo che, richiamando la gestualità della sua funzione, celebra uno dei nostri frutti più preziosi. La tecnica dell’intarsio è raccontata nell’omonima scrivania Intarsio, in cui gli sgabelli sono tasselli che compongono e scompongono l’oggetto stesso e, di conseguenza, anche l’ambiente in cui viene posta.
La prospettiva pittorica rinascimentale è sintetizzata nello svuotatasche Corte, realizzato con giochi prospettici per ospitare gli oggetti quotidiani. In Telaio, il separé sospeso, abbiamo cercato un richiamo alla ruralità di una volta e all’azione di filare vicino alla finestra.
Infine, abbiamo voluto raccontare una suggestione, più che una tecnica vera e propria, con la lampada Piero, dove la sfera funge da regolazione rimanendo sospesa, ispirandoci sempre ai quadri di Piero della Francesca.
A sinistra le piastrelle Torricini; a destra le piastrelle Duchi.
Dove nasce la passione per la cultura rinascimentale? Come mai avete deciso di legarla al design?
Ha una profonda radice nelle nostre origini: siamo nate entrambe in provincia di Pesaro-Urbino, terra di Raffaello, Francesco di Giorgio Martini e molti altri famosi personaggi rinascimentali. Un altro grande fattore sono stati i nostri studi, visto che ci siamo entrambe laureate a Firenze.
Il punto di partenza è il territorio e la sua storia, ci piace definire questo processo di ispirazione come un “procedere tramandato”. Abbiamo studiato e colto i sentimenti universali, l’equilibrio, la bellezza della proporzione, una ricerca della riduzione, della misura e di quell’eccezione alla regola che rende l’oggetto interessante e curioso.
A sinistra un particolare della Pala di Brera di Piero della Francesca, ispirazione per la lampada Piero, sulla destra.
Nate entrambe come architetti, come siete arrivate a occuparvi di design?
È naturale che in un percorso il processo creativo si sposti dal generale (nel nostro caso l’architettura) al particolare, e viceversa. Il progetto architettonico, che continuiamo a esercitare nello Studio Gambioli, è condizionato fortemente dal budget, dal committente e dalle maestranze che nei lavori pubblici non puoi scegliere.
Questa collezione è nata invece da una volontà libera da logiche lavorative: siamo noi nel senso più vero e autentico. Nel design, salvo l’aspetto funzionale e di sostenibilità, troviamo ci sia una maggiore libertà espressiva che, però, può essere dispersiva e fuorviante. Per questo motivo ricerchiamo il racconto dietro ogni oggetto.
A sinistra Corte con un fitto gioco prospettico; a destra, l’affettatartufi Platonico.
Il vostro è uno studio giovanissimo, che progetti avete per il suo futuro?
Parleremo di presente e futuro dopo l’esperienza al Salone Satellite, di quello che abbiamo fatto e di quello che vorremo fare. In questo momento siamo in una fase di fermento silenzioso, dove stiamo ufficializzando nuove collaborazioni e cercando di capire, in maniera attenta e pensata, come e dove posizionare alcuni prodotti della nostra collezione attuale.
Quindi sì, abbiamo nuove idee, che per ora vogliamo lasciar sedimentare in attesa del momento giusto, continuando a dedicarci a quello che abbiamo già seminato.
Le due designer di Cale Design, Alessia Romani e Carla Gambioli.
In copertina, l’affettatartufi Platonico.