A cosa mi ispiro? Alla luce. La luce è determinante per le forme, per gli oggetti, per un’ambientazione totale. La luce va e non ha dimensione, e si può viaggiare molto lontano. (Nanda Vigo)
Nanda Vigo nasce a Milano il 14 novembre 1936. Dopo la laurea presso l’Institut Polytechnique di Losanna e un’importante esperienza a San Francisco, si trasferisce a Milano dove fonda il suo studio e assume un ruolo centrale nei movimenti artistici d’avanguardia italiani ed europei a partire dagli anni Sessanta.
Dal 1959 frequenta lo studio di Lucio Fontana e condivide la propria avventura artistica con personalità come Piero Manzoni, suo compagno di vita, Enrico Castellani e Gio Ponti. Negli stessi anni viaggia molto ed espone in gallerie e musei europei assieme al collettivo di artisti Gruppo Zero che ambisce ad una sperimentazione totale, lasciandosi alle spalle la pesante tradizione artistica del passato.
Emblematici la mostra del 1965 Zero Avantgarde nello studio di Lucio Fontana a Milano e il progetto Zero House, una casa con i muri di vetro satinato al cui interno un sistema di luci al neon di differenti colori alterano la percezione dello spazio.
Nanda Vigo, Zero House, 1959, Milano
Impegnata in molteplici progetti sia in veste di architetto, sia di designer, che di artista, il suo lavoro è un’esplorazione tra le arti che punta alla ricerca del conflitto/armonia tra luce, spazio e tempo. Per tutta la carriera la passione per la luce è travolgente, tanto da essere considerata come “la signora della luce”.
Ne indaga la relazione con lo spazio, gli effetti di riflessione e straniamento che scatena e cerca di “trattenerla” in sculture e installazioni straordinarie per andare oltre l’immaterialità. Da qui la scelta di prediligere materiali industriali e semilavorati come vetri smerigliati e specchianti, acciaio e alluminio, in grado di riflettere e smaterializzare i raggi luminosi.
Arch/arcology, Palazzo Reale Milano, 2019, ph. Marco Poma
Light Progression, Nanda Vigo Light Project, 2020 MACTE Termoli
Nel 1964 elabora il “Manifesto Cronotopico” in cui descrive la modificazione dello spazio attraverso la luce e il coinvolgimento sensoriale che comporta negli occhi dello spettatore. L’espressione concreta della personale teoria sono i “Cronotopi”, spazi immersivi con specchi, neon e materiali traslucidi dove il visitatore vive l’esperienza della luce a tutto tondo, che si riflette e distorce coinvolgendolo emotivamente.
A sinistra, Ambiente Cronotopico, Torino, 1968, ph.Ugo Mulas. A destra, Trigger of a space, 1974, ph.Aldo Ballo
Mostra “Sky tracks”,Trigger of the Space, installation view, Milano, 2018, ph.Marco Poma
Genesis, Palazzo Reale Milano, 2019, ph Marco Poma
Tra il 1965 e il 1968 collabora con Gio Ponti e progetta gli interni scenografici per la Casa sotto la foglia a Malo (Vi). Pluripremiata, sia per le produzione nel settore dell’industrial design sia in campo artistico, nel 1971 riceve il New York Award for Industrial Design con la lampada Golden Gate e negli anni successivi il primo Premio Saint Gobain per il design del vetro.
Casa sotto la foglia con Gio Ponti, 1968, Malo (Vi)
Lampada Golden Gate, Arredo Luce, 1968, primo prototipo di lampada a LED, fuori produzione
Mobile Luminoso Cronotopo, Driade, 1971 fuori produzione
La carriera espositiva è intensissima, costellata di quasi 400 mostre personali e collettive alle quali prende parte pressoché ininterrottamente dall’inizio degli anni Sessanta fino a pochi anni fa. Tra queste ricordiamo la Triennale di Milano (1964 e 1973), la Biennale di Venezia del 1982 e l’ultima retrospettiva “Nanda Vigo.Light Project” del 2019 a Palazzo Reale di Milano.
Dal 2006 i lavori di Nanda Vigo sono presenti anche nella collezione permanente del Museo del Design della Triennale. Nanda Vigo è scomparsa il 17 maggio 2020 all’età di 83 anni.
Nanda Vigo, Exoteric Gate, Università degli Studi di Milano, 2016
Nell’immagine di copertina, ritratto di Nanda Vigo, ph Ruve Afanador