di Evi Mibelli.
Personalità complessa, originale, critica, è sicuramente tra i pochi designer che abbiano rappresentato a pieno titolo la contemporaneità, attraverso la produzione di oggetti inediti nella forma e nei contenuti.
Gaetano Pesce nasce a La Spezia l’8 novembre 1939. Dotato di una agilità di pensiero e di una lucidità analitica rara, ha costruito la sua carriera spaziando dall’arte all’architettura, dando un contributo fondamentale al dibattito sul ruolo dell’architetto e del designer come testimone della pluralità e contraddittorietà del nostro tempo.
L’attenzione sensibile ai mutamenti repentini di prospettiva, dalla caduta delle grandi ideologie sino all’attuale liquidità del pensiero e delle azioni, gli ha permesso di sviluppare e proporre una lettura del reale sempre in “divenire”, dove il progetto nasce come mutazione del presente e come portatore dei valori della differenza, della complessità, dell’eterogeneità.
Allestimento della mostra “Gaetano Pesce. Il tempo della diversità”, Museo MAXXI, Roma, 26 giugno – 5 ottobre 2014.
Questa chiarezza di lettura ha contraddistinto tutta la sua attività sin da quando, studente ribelle alla facoltà di Architettura di Venezia, si discosta violentemente dai principi razionalisti del design ortodosso a favore di una ridefinizione sostanziale dei suoi contenuti e delle sue funzioni in relazione alle mutate prospettive epocali.
Poltrona Yeti, design Gaetano Pesce, 1968/69 per Cassina. Photo by Daniel Kukla.
Disegno della Poltrona Yeti. Autore Gaetano Pesce, 1968/69.
Ciò avviene alla fine degli anni 60, quando debutta nel mondo del design con l’immensa poltrona Yeti e con l’indimenticabile serie UP: esempi dove l’intento è quello di colpire l’oggetto e la serie, il linguaggio coerente tra forma e funzione. Per Gaetano Pesce l’oggetto è portatore di valori e di significati inconsci. Gli spazi del vivere devono poter significare, evocare emozioni nascoste.
A sinistra, poltrona UP con pouf, serie UP per B&B Italia, 1969. Simbolo del design italiano nel mondo e testimonianza del Design Radicale fa parte della collezione permanente di molti musei, tra cui il Moma a New York. Rieditata nel 2000; a destra, Piede, serie UP per B&B Italia, 1969.
Di formazione multidisciplinare – è passato attraverso le esperienze dell’Arte Programmata fondando il Gruppo N a Padova nel 1960, dell’arte impegnata politicamente sulla scia dei rivolgimenti del ’68, sino a giungere al disegno industriale inteso come arte globale – sostiene come irrinunciabile la libertà creativa e l’integrità concettuale del designer.
Una libertà che deriva da un’attività progettuale che utilizza linguaggi e tecniche artistiche diverse da quelle canonicamente intese, che si discostano dall’appartenenza a un contesto specifico per volgere l’attenzione verso stimoli provenienti simultaneamente da realtà culturali differenti. Altresì sostiene come l’identità dei luoghi, la loro memoria, possano essere scintilla da cui partire per segnarne l’evoluzione e innovarne l’alfabeto narrativo e linguistico.
Tramonto a New York, divano componibile, design Gaetano Pesce, 1980. Rieditato nel 2022 da Cassina.
Tavolo Sansone, design Gaetano Pesce per Cassina, 1980. Nella collezione permanente dell’Art Museum di Indianapolis (Usa).
Questa libertà espressiva è da sempre strenuamente difesa, specie di fronte alla committenza. Il designer deve poter godere della stessa libertà che è propria dell’artista pur dovendo, a differenza di quest’ultimo, lavorare per la produzione industriale. Una realtà che spesso compromette l’integrità dell’idea a favore della vendibilità e delle leggi del marketing.
Non è un caso che abbia sempre elaborato e sviluppato i propri progetti in totale e assoluta indipendenza, per poi sottoporli a quelle industrie che per tecnologie e mezzi erano in linea con le sue aspettative. Esemplare è lo storico binomio tra Gaetano Pesce e l’illuminato Cesare Cassina, capace di tradurre la sua dimensione sperimentale in prodotti di successo planetario a firma del brand.
Seduta componibile “La Michetta”, design Gaetano Pesce per Meritalia, 2005.
Ma in cosa risiede la sua originalità? Partiamo dal fatto che non può esistere indifferenza verso i suoi oggetti. Le forme sono perlopiù organiche, pensate sul corpo umano, non finite. La materia è preferibilmente modellabile, morbida, pronta ad assumere configurazioni sorprendenti e inaspettate.
Predilige i materiali nuovi, sperimentali, non definiti nella loro destinazione. Vive la materia come uno scultore che ne aggredisce e ne manipola la sostanza. Se si pensa all’intramontabile sedia Dalila, o l’incredibile tavolo Sansone, la materia grezza si presta alla manipolazione, diviene mezzo espressivo senza eguali.
Gaetano Pesce nel suo studio di New York, città dove risiede dal 1980.
Qui il discorso si complica e si fa più articolato. Gaetano Pesce contesta la logica della grande serie a favore di una produzione industriale in sintonia con la parcellizzazione del mercato e la diversificazione della domanda. Gli oggetti che ne derivano sono la risultante di processi industriali che producono unicità.
Si affida alla “casualità” dei procedimenti tecnici e il “difetto produttivo” diventa valore. “Spesso non so dove la sperimentazione mi porterà, cosa ne uscirà dell’idea che ho in mente. E d’altronde il termine ‘sperimentare’ ha già in sé l’incertezza del risultato”. L’intervento del designer non può limitarsi a un semplice abbellimento a posteriori. Deve poter modellare la forma e la materia attraverso la tecnica e dar vita a prodotti esenti dalla banalità del ripetuto, vere proprie collezioni di pezzi unici.
Sedia Brodway, design Gaetano Pesce per Bernini, 1993.
Il mondo contemporaneo sembra aver bisogno di presenze che contrastino la dematerializzazione sempre più spinta e globale. Abbiamo bisogno di presenze fisiche percettibili con la vista e con il tatto, che si danno forma con il corpo umano e con il senso simbolico che ogni volta gli attribuiamo. È il nostro diritto alla differenza, a non essere cancellati nell’omologazione.
Mostra “Gaetano Pesce. Il tempo della diversità”, Museo MAXXI, Roma, 26 giugno – 5 ottobre 2014.
“Nulla di quanto osserviamo è lineare. Non può esserlo. La realtà è costellata da variazioni, da capovolgimenti narrativi, da esigenze quotidiane differenti da un individuo a un altro. Il nostro pensiero cambia ogni giorno. Non si è solo architetti o solo designer. La realtà è instabile ed è il leitmotiv del mio modo di raccontare il mondo, del mio lavoro”.
In copertina, Gaetano Pesce nel contesto della mostra “Gaetano Pesce. Il tempo della diversità”, Museo MAXXI, Roma, 26 giugno – 5 ottobre 2014.