I passi falsi da evitare quando si è ospiti a cena, oppure verso i propri invitati, da tenere a mente (anche) nella quotidianità di tutti i giorni, in compagnia o famiglia.
Gli errori a tavola sono sempre dietro l’angolo: a volte si trascurano, altre proprio non si conoscono. Serve fare un piccolo ripasso per essere sicuri che non si dimentichino regole basilari, non solo di educazione ma, soprattutto, di buon senso.
Puntualità
Il detto “la puntualità è la cortesia dei re” (o dei signori), vale sia per un invito a cena che nelle dinamiche famigliari. Definito un orario, si rispetta. In onore di chi cucina e accoglie, dato che non ci si siede a un ristorante.
Non ci si alza dal tavolo appena finito, ma si aspetta che tutti lo abbiano fatto. Ognuno a casa sua detta le proprie regole, ma un andirivieni di amici, figli e nipoti che si “annoiano” a tavola è sgradevole e diseducativo: impareranno a gestire la loro noia, anche se sono adulti.
Rumori molesti
Quando si mangia, non si rumoreggia come zampogne. Non c’è bicchiere colmo o pietanza che non si possano gustare senza farlo percepire nei dettagli a tutti i presenti. Le labbra rimarranno chiuse durante la masticazione, non si parla con il boccone in bocca e non si fanno domande a qualcuno quando ce l’ha piena, dato che non può rispondere.
Postura
A tavola ci si diede comodamente, senza ingessature immaginarie, perché anche l’eccessiva affettazione diventa ridicola. Questo però non vuol dire abbandonarsi sulla tovaglia, gesticolare troppo o appoggiarsi come se si guardasse un panorama da un davanzale.
Nel mangiare, i gomiti rimarranno allineati al corpo, morbidamente. Anche le gambe staranno al loro posto. Va bene accavallarle, se c’è spazio, ma non si allungano verso il commensale di fronte, come se fosse un pouf e, soprattutto, non si tolgono le scarpe perché “nessuno lo vede”.
Chiacchiere
Si evitino le discussioni, non si è a comizi elettorali e non si monopolizzi la conversazione. La voce di tutti sia normale, non c’è bisogno di urlare, fare richiami o ululati goliardici. Alcuni argomenti restino tabù, dalla politica alle descrizioni particolareggiate di cose che possono turbare l’appetito.
Oggetti non richiesti
A tavola non sono ammessi: telefoni, occhiali da sole, borsette, sigarette, giocattoli e device. Siano adulti, o bambini, si impara a conversare, come si è usato negli ultimi diecimila anni di civiltà. In quest’ottica, anche la televisione è spenta.
Cortesie e scortesie
Va bene essere educati ma non bisogna esagerare. Si chiede se serve una mano al padrone di casa ma non si insiste davanti a un: “no grazie ci penso io”. Non si sparecchia senza motivo in casa altrui, o ci si mette a rassettare una cucina che non è la propria.
Se qualcosa non piace, basta dire “no grazie” (e dall’altro lato non si insiste), senza fare facce disgustate davanti a preparazioni che non si amano. L’acqua va versata dai signori, o dai chi la apre, ai propri vicini, stesso discorso per il vino. Non si sottolineano errori altrui, non si mette mai nessuno in imbarazzo. Non è poi così difficile.
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