di Maria Chiara Antonini.
Spesso le pieghe della vita portano a seguire sentieri tortuosi che, dopo svolte impreviste, conducono alla meta finale. Un traguardo che non è un vero e proprio “arrivo” ma, spesso, una nuova partenza. Lo sa bene David Dolcini, designer italiano che può vantare collaborazioni con aziende di portata internazionale – Arflex, Porada, Bric’s e Riva1920 – e, nel 2017 e nel 2018, nominato Ambasciatore dell’Italian Design Day nel mondo.
Alcuni lavori della collezione Timemade.
Sedie Lizzy per Arflex, 2023.
Guardando ai suoi lavori – tra gli ultimi il progetto Timemade presentato alla 3DD di Copenhagen – si delinea un percorso lavorativo da designer che potrebbe sembrare la naturale evoluzione di un sogno. Invece, tutto è nato in maniera quasi casuale.
Specchio Radia da parete e freestanding per Arflex, 2023.
Cosa ti ha portato a scegliere di diventare un designer?
Tutto è cominciato da una vespa. Come tanti ragazzini desideravo un motorino, mio padre però, al posto di regalarmela, mi mandò a lavorare, per guadagnarmi i soldi per comprarla. Andai così nella falegnameria di famiglia.
Cominciando dalle mansioni più semplici, imparai a riconoscere i diversi legni e le prime nozioni rudimentali di taglio e intaglio, apprezzando il piacere di plasmare un materiale così vivo e versatile. Scoprii il bello del lavoro fatto a mano, che richiede tempo, cuore e cervello. Scegliere di diventare un designer è stata, di conseguenza, la cosa più naturale.
Disegno per la collezione Bice prodotta poi da Porada, 2023.
Collezione Bice per Porada, 2023.
Mobile vetrina Atsuko per Porada, 2023.
Dal Politecnico di Milano allo studio personale e poi la Spagna: che percorso hai seguito?
Vengo da una famiglia che vanta una lunga tradizione nel mondo dell’artigianato e della lavorazione del legno. Ho voluto abbinare la formazione sul campo con studi, esperienze educative e professionali in Italia e all’estero.
Dopo aver terminato gli studi al Politecnico di Milano nel 2004, ho iniziato a lavorare come project manager per Luceplan e successivamente per A00-Architecture a Shanghai. Nel 2007 ho aperto il mio studio a Codogno, in provincia di Lodi, e poi a Valencia, città che amo per il suo respiro culturale e artistico internazionale.
Scrittoio Savio per Porada, 2022.
Qual è il tuo approccio progettuale?
Adoro il legno e la luce infatti, per Luceplan, ho disegnato la prima lampada in legno del brand. Quando comincio a lavorare a un nuovo progetto, seguo la mia idea di sostenibilità: trovare, ogni volta, il modo più corretto e onesto per fare le cose. Ad esempio, cerco di lavorare il legno tagliato con base a sezione quadrata, così da sprecarne il meno possibile.
A sinistra, Applique Garbì e a destra lampade Lita per Luceplan.
Linea Pinocchio per Riva1920.
Collezione Ulissa per Bric’s.
Come è nato il progetto Timemade presentato durante il 3DD di Copenhagen?
Ho iniziato a lavorare a Timemade senza vincoli di design, seguendo un percorso personale che, attraverso la lavorazione del legno, fosse libero nel metodo e si sviluppasse attraverso il piacere semplice del “fare” con le proprie mani.
È nata così una prima serie di oggetti unici, creati seguendo il mio istinto e traendo ispirazione da mondi diversi: libri di botanica, l’architettura tradizionale giapponese e l’antica pittura a inchiostro cinese.
Dopo Milano, li abbiamo presentati a Copenhagen e la mostra ha avuto un grande seguito. Ora sto lavorando a una nuova collezione per Timemade, sempre in legno, con tavole di dimensioni diverse tagliate con seghe giapponesi che sarà presentata con un libro, in collaborazione con ADI e Bookcity.
Uno schizzo di David Dolcini.
Lavori della collezione Timemade, photo Mattia Balsamini.
In copertina, David Dolcini, photo di Mattia Balsamini.