di Arianna Giancaterina.
Un design unico, originale, personalizzabile, un progetto consapevole e riconoscibile: Lombrello è il mondo firmato da Andrea Forapani, classe ‘87, architetto di formazione mittle-europea che, dopo esperienze lavorative in Germania, Svizzera e Francia, ha deciso di tornare in Italia per coltivare il suo sogno colorato, dando vita ad un brand scanzonato e quanto mai sincero.
Che cos’è Lombrello?
Lombrello è il mio brand di design. È uno spazio mentale in cui mi esercito a fare il designer e l’imprenditore. È il progetto per fare design come lo vorrei oggi: personalizzabile, colorato ed ironico, senza puzza sotto il naso.
Come mai hai lasciato l’architettura per progettare prodotti?
L’architettura è una disciplina che amo, ma i suoi tempi non si adattano al mio carattere. Quando lavoro sono meticoloso, ma ho bisogno di ritmo e velocità e di seguire il mio istinto, la mia passione del momento. Amo disegnare prodotti, mi danno l’opportunità di interagire con una moltitudine di persone, sono libero dai dogmi e dalle costrizioni dei presunti tecnici che stabiliscono regole sociali ed estetiche che non condivido assolutamente.
Disegno nella mia testa in pochi secondi e poi ci lavoro per mesi con gli artigiani per migliorare i dettagli, semplificarli, renderli unici. Le mie sedie hanno anche una sesta facciata, guardate quanto sono belle sotto! Il design per me è un po’ invenzione, un po’ sogno e un po’ tecnica. È come essere un bambino e per una volta decidere che il mondo va come dico io!
É un atteggiamento molto rischioso per la propria salute emotiva perché, come moltissimi lavori creativi, espongono il tuo lato più vulnerabile, ma dà grandi soddisfazioni in particolare quando le persone amano ed acquistano quello che fai.
Si dice sia molto più difficile progettare una sedia che un grattacielo. Perché iniziare proprio da un prodotto così ostico?
La competizione intellettuale è qualcosa cui non posso resistere. Il punto focale di una sedia sono le persone che ci si siedono, uomini e donne che le mettono in cucina, nella camera da letto, al ristorante, in hotel.
Spesso sono molto critico quando guardo sui giornali degli architetti o nei lavori degli studenti, una moltitudine di prodotti pseudo-concettuali, fatti di forme invece che di idee, che sono proposti come design, ma sono disegnati come dei gadget. Delle elucubrazioni spoglie delle persone che dovrebbero abitarli.
La mia avventura è cominciata esponendo 50 sedie tutte colorate, lungo Via Solferino durante la Milan Design Week del 2018. Credo che i passanti si siano innamorati dei colori, della seduta comoda, o di quanto la situazione fosse inedita: un designer che presenta delle sedie per la strada. È stato un momento davvero speciale, una esperienza unica, non avevo mai stretto così tante mani in tre giorni.
“Una sedia è per sempre”: l’idea di personalizzare interamente il prodotto prevede anche il cambio e la sostituzione di alcune sue parti quando usurate e/o non più idonee. È forse questa la tua idea di design sostenibile?
Credo che nel marasma di tentativi di darsi un’aura di sostenibilità, questo sia l’unico vero sviluppo sostenibile a cui dovremmo tendere: rendere i prodotti longevi come li facevano i nostri nonni, disegnare la vita dei prodotti. Non è facile, ma è una sfida che oggi dobbiamo affrontare.
La produzione di Lombrello è in Italia tra la Lombardia e il Veneto, è stato difficile trovare gli artigiani giusti e com’è il tuo rapporto con loro?
In Italia è semplicissimo trovare artigiani competenti: fa la differenza quanto si rispetta il loro lavoro e quanto li si rende partecipi. Il nostro Paese è fatto ancora di rapporti umani, di reti di produzione e non di grandi corporations. Lombrello è davvero un team multidisciplinare, è uno spaccato della società italiana di eccellenza, fatta di donne e uomini di cui vado davvero orgoglioso. Siamo amici che si sono conosciuti lavorando l’uno per l’altro.
Sedie colorate, ironiche, divertenti. Quali sono i tuoi riferimenti creativi e le tue fonti di ispirazione?
Avendo studiato fuori dal Bel Paese, le mie ispirazioni a livello formale sono soprattutto extra-italiane anche se sto riscoprendo con il tempo alcuni maestri delle nostre latitudini. In generale quelli a cui mi riferisco di più in quanto designer sono gli Eames, Hans Wegner, Castiglioni, Verner Panton.
Nella realtà quello che alimenta la mia follia sono soggetti contemporanei e non, come i ragazzi di via Panisperna, Thomas Edison, Slavoj Zizek, e poi da qualche mese sono pazzo di madre natura: Il disegno di come l’armadillo si chiude a palla, le spore sotto una felce, le macchie di una giraffa, i capelli degli uomini sono colpi di genio di una mente celestiale attenta a renderci tutti diversi.
Qual è il prodotto di design che avresti voluto inventare?
Avrei voluto progettare l’Iphone.
Verso quali direzione si sta dirigendo e si dirigerà Lombrello?
Voglio sviluppare questa azienda in una direzione unica e creativa. Continuerò a produrre in Italia e disegnare per la gioia delle persone. Sono convinto di riuscire a far arrivare i miei pezzi in tutte le parti del mondo e continuare a divertirmi. Vorrei risolvere problemi usando un pizzico di design.
Le sedie custom Lombrello sono configurabili e acquistabili in pochi click direttamente dal sito, oppure a Milano nello studio-atelier di Via Clusone, 6 – lombrello.it
Ritratto di Andrea Forapani, foto Guido Harari
Foto di Pamela Barghesi