Negli ultimi anni le donne nel mondo del design hanno saputo farsi notare, facendosi largo con la loro sensibilità e raffinatezza in un mondo da sempre considerato prevalentemente maschile. Una fra queste è Cini Boeri (vero nome Maria Cristina Mariani Dameno, coniugata Boeri), designer italiana nata a Milano il 19 giugno 1924 e affermatasi sin dagli anni Sessanta.
Cini si laurea al Politecnico di Milano, fa esperienza nello studio di Gio Ponti e dopo una successiva collaborazione decennale con Marco Zanuso, apre il suo studio di architettura nel 1963.
Progetta case, ville unifamiliari, appartamenti, in Italia e all’estero, tutti legati da un’innata attenzione al rapporto fra l’uomo e l’architettura. La progettazione dello spazio deve andare a pari passo con i reali bisogni del cliente e la flessibilità nelle soluzioni risulta essere la chiave valida per la buona riuscita del progetto.
Cini Boeri sull’iconica poltrona Ghost, il sul suo pezzo più conosciuto.
Lentamente Cini si sposta verso il disegno industriale, dove permane la sua visione estremamente funzionalista. Il design non deve essere una semplice operazione di decoro bensì il disegno di una funzione, un modo di progettare fortemente legato all’ideologia anni ’50 dove il design doveva migliorare la vita delle persone.
Le prime commissioni sono di Arflex – azienda italiana specializzata nel poliuretano espanso – per la quale disegnerà diversi pezzi che hanno fatto la storia del design come la linea Strips, che le vale il compasso d’oro nel 1979.
Divano, poltrona e letto in poliuretano espanso offrono diverse soluzioni e combinazioni, caratterizzati da una fodera trapuntata completamente sfoderabile. Il divano letto altro non è che una rivisitazione del sacco a pelo, dove il rivestimento trapuntato diventa una coperta con la quale si nasconde anche il materasso e lenzuolo con la chiusura della zip.
Il divano Strips (1971) e la sua versatilità.
Cini Boeri è conosciuta principalmente per la seduta Ghost per Fiam, esempio riuscitissimo di come l’incontro fra la caparbietà di una designer e l’eccellenza tecnologica di un’azienda possano dare vita a pezzi incredibili.
Una poltroncina completamente in vetro, un solo foglio di 12 millimetri trattato come un grande origami, piegato e tagliato per ottenere contemporaneamente seduta, braccioli e schienale. La trasparenza del vetro lascia filtrare la luce e la poltroncina diventa “un fantasma”, invisibile ma allo stesso tempo grande protagonista, arricchendo l’ambiente della sua presenza senza appesantirlo.
Poltroncina monoblocco in vetro Ghost (1987).
La volontà della designer nello sperimentare nuovi materiali dà vita a Serpentone, concepito del 1971 per Arflex ma mai entrato in produzione. L’idea era quella di produrre un divano che si potesse vendere a metro senza il bisogno di essere rivestito. Un modulo in schiuma poliuretanica da 37 cm con sezione lamellare estremamente flessibile e dalla lunghezza infinita, una volta accostati i moduli l’uno all’altro.
Divano Serpentone, prototipo per Arflex che ha riscosso tantissimo successo.
Morbida, divertente e dall’aspetto pop, Boborelax fu una dei primi esempi di seduta monoblocco completamente in schiuma poliuretanica a diverse intensità senza una struttura portante interna. Declinata in Bobo, Bobolingo e Boboletto, la collezione riesce a soddisfare tre modi di sedersi differenti: da quella più composta alla rilassata, fino al sonno. Cini ci ha lasciato di recente, si è spenta nella sua casa milanese il 9 settembre 2020.
Seduta monoblocco Boborelax 1967.