“la semplicità è la massima forma di raffinatezza” (Jorge Herrera)
Jorge Herrera ha fatto della semplicità uno dei capisaldi del suo lavoro. Il suo è un curriculum variegato, che spazia dal design del prodotto, al branding, alla direzione artistica. Rifugge l’estetica immediatamente riconoscibile di molte grandi archistar e punta piuttosto a creare prodotti in grado di durare nel tempo grazie a un approccio che porta a interrogarsi sulla natura del prodotto e su come questo possa rispondere alle esigenze delle persone. Il filo conduttore non è mai l’estetica ma la semplicità: trovare il bello nel modo più semplice ed essenziale possibile.
Pannelli fonoassorbenti Noray (Forma 5, 2020) – Image by kaiserbold
Originario di Gran Canaria, Jorge Herrera muove i suoi primi passi nel mondo del design in Italia, dove l’esperienza in Alfa Romeo gli offre le basi per una carriera dal forte respiro internazionale. Continua a collaborare con altre grandi aziende finché nel 2008 decide di aprire il suo studio a Valencia. Mantenendo un’impostazione fortemente multidisciplinare e internazionale, negli anni si sono susseguite collaborazioni con grandi marchi come Flos, Porcelanosa, Miyazaki Chair Factory e Forma 5.
Jorge Herrera
Da quando hai aperto il tuo studio, quali sono i principi che guidano la tua pratica professionale?
Credo nell’onestà. Mi piacciono le cose semplici e dirette e mi interessa essere riconosciuto come un buon professionista nel mio settore. Che non significa diventare una star del design: se capita bene, ma non è questo il mio obbiettivo. Secondo me il compito del designer è di aiutare un’azienda, capendo e interpretando ciò di cui ha bisogno; facendo ricerche e riflessioni sul prodotto, chiedendosi se è adatto al catalogo che si va a proporre e puntando a creare qualcosa che possa rimanere nel tempo.
Faretti Find Me, realizzati all’interno della collaborazione con Flos
Mi ha dato molta soddisfazione la collaborazione con Flos, perché è stata un’opportunità di occuparsi di branding a 360 gradi, curando l’identità del prodotto anche nel suo aspetto comunicativo. Spesso nelle grandi aziende non c’è collegamento tra prodotto e marketing mentre credo sia molto importante curare e coordinare anche testi e fotografia in relazione all’oggetto. È un aspetto molto sottovalutato. E anche qui credo che serva onestà: raccontare la verità sul prodotto finale e riuscire a comunicare le sensazioni che ne scaturiscono.
Pannelli fonoassorbenti Noray (Forma 5, 2020)
Qual è il progetto che in assoluto ti ha dato più soddisfazione?
È difficile scegliere perché per un designer i progetti sono un po’ come dei figli: non si può dire che uno è più bello di un altro! Tra i progetti più recenti vado molto orgoglioso dei pannelli fonoassorbenti Noray. Hanno una geometria semplice con un sistema di aggancio flessibile ispirato agli ormeggi delle navi.
Non credo nelle soluzioni costose o complesse: il design dev’essere essenziale, intelligente. Quando un prodotto è finito bisogna sempre chiedersi: cosa si può togliere senza perdere nulla?
Dettaglio del sistema di aggancio di Noray
Il mio studio ha iniziato a lavorare a Noray nel 2019. Allora non si trattava di un progetto prioritario ma lo è diventato con la pandemia. La flessibilità è diventata un elemento centrale e fa sì che i pannelli si adattino a molte funzioni diverse. Con l’avvento del covid, molte aziende si sono trovate a sviluppare nuovi prodotti molto in fretta. Noi abbiamo avuto la fortuna di iniziare a lavorarci già da prima e di poter pensare al prodotto in maniera atemporale, senza che fosse legato alle attuali esigenze di mercato.
La semplicità e il minimalismo della collezione di piastrelle Artic Tones (Nadis, 2021)
Alla luce di questi cambiamenti, quali prospettive immagini per l’arredo per la casa?
Da un punto di vista progettuale, credo sia essenziale affrontare il problema pensando sia al mobile che alla casa. In Europa – in media – le case tendono ad essere abbastanza piccole ed è imprescindibile riflettere sulla tipologia delle abitazioni nel creare un nuovo prodotto. Magari potremmo guardare al Giappone – dove ci sono case minuscole e arredi multifunzionali – e capire cosa possiamo adattare alle nostre esigenze. È una sfida.
Poltrona Golondrina in pelle nera (Miyazaki Chair Factory, 2017). Sullo sfondo: parete rivestita con le piastrelle Artic Tones in bianco e grigio (Nadis, 2021)
Tutte le aziende hanno iniziato a cambiare radicalmente i prodotti per la casa dopo il covid ma sono convinto che molti di questi oggetti avranno vita molto breve sul mercato. Il problema è che non sono stati pensati per il lungo termine ed è solo con il tempo che si potrà capire davvero ciò di cui c’è bisogno.
È come quando le persone comprano una nuova casa, chiamano il designer e vogliono trovare tutto pronto; salvo poi accorgersi che ci sono cose che non usano mai! Gli oggetti per la casa dovrebbero essere acquistati poco alla volta. Si deve abitare uno spazio per capire cosa serve davvero. E credo valga lo stesso per la pandemia: serve tempo perché le persone e i designer possano capire davvero quali sono le proposte di prodotto giuste per questa situazione.
I faretti led Find Me (Flos) in soluzioni di arredo contemporanee
Quali cambiamenti hai riscontrato invece nel tuo modo di lavorare?
Il mio studio lavora a livello internazionale da una decina di anni quindi i meeting digitali erano già un’abitudine per noi. La tecnologia sicuramente ci viene in aiuto ma non credo che possa sostituire l’incontro con l’altra persona. Sono convinto che il rapporto faccia a faccia sia una parte essenziale del design, per capire la personalità e le esigenze del cliente e anche per costruire un rapporto di fiducia. Bisogna coltivare queste relazioni per fare un bel progetto. È come piantare un seme.
Per maggiori info: Jorge Herrera