finn juhl ritratto epoca

Icone di Design – Finn Juhl

di Evi Mibelli.

“Non si può creare la felicità con oggetti belli, ma si può rovinarla con quelli brutti” – Finn Juhl.

Se vogliamo capire la grandezza di Finn Juhl basta osservare la sua casa a Ordrup, a nord di Copenhagen, oggi sede del museo a lui dedicato. Semplicissima nella struttura, conserva intatta l’atmosfera, il calore, l’equilibrio e l’eleganza che furono proprie di questo maestro del design danese. Ci si cala nella sua inconfondibile dimensione estetica e se ne rimane letteralmente sedotti. Contemporaneo di Hans Wegner, Mogen Koch, Børge Mogensen, si distingue dai suoi illustri colleghi per un linguaggio libero più incline a una visione organica e scultorea del design, anziché strettamente funzionalista, arricchita dall’uso del colore.

A sinistra, Grasshopper Chair, presentata nel 1938 al Cabinetmakers’ Guild Exhibition a Copenhagen. Rieditata da House of Finn Juhl, esposta alla mostra Il Be Your Mirror, Milan Design Week 2021; a destra, Pelican Chair, 1940. Riedizione a cura di House of Finn Juhl.

sedie juhl finn

Finn Juhl nasce a Copenhagen il 30 gennaio del 1912. Si appassiona fin da ragazzino allo studio dell’arte tanto da fargli desiderare di diventarne uno storico. Frequenta assiduamente il Museo Nazionale di Arte e Mestieri e ottiene il permesso di consultare i preziosi libri conservati nella Biblioteca NY Carsberg Gliptotek a Copenhagen. Studia al Skt. Jørgen’s High School diplomandosi a pieni voti.

A sinistra, Poet Sofa, presentato per la prima volta al Cabinetmakers’ Guild Exhibition, nel 1941. Riedizione a cura di House of Finn Juhl; a destra, 45 Chair, presentata nel 1945, rivoluzionerà il panorama dell’arredo con la sua leggerezza ed eleganza. Riedizione a cura di House of Finn Juhl.

poet sofa e 45 chair

Su pressione del padre, presenta domanda di ammissione alla Royal Danish Academy of Fine Arts per seguire lo studio dell’Architettura. Verrà ammesso e dal 1930 al 1934, sotto la guida di Kay Fisker, apprenderà i dettami del funzionalismo. Prima ancora di concludere gli studi, entra nello studio di uno dei più grandi architetti razionalisti danesi: Vilhelm Lauritzen. Tanto fu il lavoro e l’impegno che non concluse mai la facoltà di architettura. Nel 1942, tuttavia, grazie alla sua intensa attività progettuale, viene iscritto d’ufficio all’Associazione Danese degli Architetti.

Nel 1937 debutterà come giovane designer al Cabinetmakers’ Guild Exhibition in collaborazione con il maestro artigiano Niels Vodder e nel 1938 presenterà la Grasshopper Chair, una proposta radicale e distante da quanto si fosse mai visto fino a quel momento. La poltrona non entrò mai in produzione, visto lo scarso apprezzamento della critica del tempo. Una curiosità: nel 2018 la poltrona originale è stata venduta all’asta per 319.000 euro.

A sinistra, di spalle, 77Sofa (1953) e due France Chair (1956), esposte alla mostra 3 Days of Design 2021 a Copenhagen. Riedizioni House of Finn Juhl; a destra, Chieftain Chair, prodotta nel 1949, rappresenta un assoluto capolavoro di Finn Juhl. Abbinato il tavolino Butterfly, 1949. Riedizione di House of Finn Juhl.

chieftain chair finn juhl

Gli anni 40 vedono il genio di Finn Juhl emergere e conquistare l’attenzione del pubblico, soprattutto quello internazionale. Nel 1940 e nel 1941 partecipa nuovamente al Cabinetmakers’ Guild Exhibition con un’altra poltrona-scultura nota come Pelican Chair e con il Poet Sofa. Entrambe i progetti traggono ispirazione dal Surrealismo e desteranno, ancora una volta, giudizi contrastanti nel pubblico.

Ma è nel 1945 – in concomitanza dell’apertura del suo studio – e la progettazione di una delle sue sedie più famose, la 45 Chair, che avviene il salto verso l’olimpo dei grandi. Questa sedia è una autentica icona: il suo status deriva in massima parte dalle sue linee organiche e dalla forma caratteristica dove sedile e schienale sono sollevati dal telaio. Una vera innovazione che regala senso di leggerezza visiva, eleganza e stile.

A sinistra, l’eleganza senza tempo del tavolo Kaufmann (1945), dedicato al mentore americano di Finn Juhl Edgar Kaufmann Jr direttore del dipartimento di design industriale del MOMA a New York. Abbinata la 48 chair (1948), contraddistinta dalla leggerezza e la morbidezza delle sue linee. Riedizioni di House of Finn Juhl; a destra,108Chair (1946) abbinata alla scrivania della collezione Nyhavn (1945). Riedizione di House of Finn Juhl.

tavolo kauffmann e scrivania juhl finn

Ma veniamo alla peculiarità del design di Finn Juhl. È stato fortemente ispirato sia dal modernismo nell’arte, sia dal funzionalismo in architettura. Il suo genio ne ha tratto una sintesi inedita ed esplosiva. I suoi pezzi nascono come sculture libere di vivere nello spazio e contestualmente sviluppano una visione leggera e ludica della loro funzione pratica, lavorando sui dettagli.

Qui entra in scena la collaborazione storica con l’ebanista Niels Vodder dal quale assorbe la maestria nella lavorazione dei materiali e la cura maniacale per le finiture e i dettagli costruttivi. “Le capacità creative di un artigiano – diceva – sono le stesse di uno scultore. Una sedia non è solo un prodotto industriale in uno spazio. Diventa la forma e lo spazio stesso”.

A sinistra, Baker Sofà (1951) è uno dei prodotti di esordio di Finn Juhl sul mercato americano. È evidente, nelle linee e volumi proposti, la sua filosofia che vede gli arredi come sculture confortevoli che abitano gli spazi quotidiani. Riedizione di House of Finn Juhl; a destra, Baker Sofà. Ambientazione.

baker sofa finn juhl

Ciò diventa evidente nel momento in cui si sperimentano i suoi oggetti. Se ci si siede sopra – che sia una sedia, una poltrona o un divano – si sente che sono stati pensati per sostenere e accogliere il corpo in modo avvolgente ed estremamente confortevole. E questo indipendentemente dalla posizione che si assume. Non sono oggetti statici ma dinamici. Sono forme vive fatte per essere vissute in una sorta di simbiosi prossemica.

Lo spiega bene lui stesso: “Quando i miei mobili vengono definiti scultorei ciò dipende dal fatto che sono in relazione con gli esseri umani. Il corpo umano è una scultura. Ma questo non significa che puoi fare un calco di una persona e poi creare una sedia perché devi anche essere in condizioni di poterti muovere, su quella sedia”.

A sinistra, sistema a parete attrezzata Panel System componibile in diversi materiali e moduli, disegnato nel 1953. Riedizione di House of Finn Juhl; a destra, tavolo da pranzo Nyhavn, 1953, dalle linee essenziali e dalla praticità immediata nell’uso. Abbinate le Reading Chair, 1953. Riedizioni di House of Finn Juhl

parete attrezzata e tavolo pranzo finn juhl

Nel 1948 Finn Juhl incontrerà il Direttore del Dipartimento di Design Industriale del MOMA, a New York, Edgar Kaufmann Jr. Un’amicizia che costituirà il trampolino, per Juhl, nel mondo del design internazionale e americano. A seguito di un articolo che Edgar Kaufmann Jr., pubblica sulla rivista Interiors, Finn Juhl viene contattato da Hollis Baker, un produttore di mobili del Michigan. Gli viene chiesta la disponibilità a disegnare una collezione di mobili moderna da lanciare sul mercato statunitense.

La qualità dei materiali e la cura delle finiture, unitamente alle forme organiche non hanno precedenti negli Stati Uniti: i mobili di Finn Juhl diventano così un simbolo di stile e di sobrio lusso negli ambienti upper class definendo un modo completamente nuovo di concepire l’arredo e il lifestyle. Condivide la scena con altri due grandi di quel periodo, Charles Eames e George Nelsson.

Nel 1950 il Consiglio Accademico della Royal Danish Academy of Fine Arts incarica Finn Juhl di disegnare l’arredamento completo e l’Interior design della Camera del Consiglio di Amministrazione Fiduciaria danese, presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Un lavoro prestigioso e un definitivo riconoscimento, anche in patria, della sua grandezza.

Gli anni ‘50 e i primi anni ‘60 sono per Finn Juhl un susseguirsi di progetti e prodotti, disegnati per aziende emergenti danesi come France & Daverkosen e Bovirke. E altrettanti allestimenti, mostre, show-room, case private. Un’attività intensa che ha portato a una produzione copiosa di arredi dalle linee inconfondibili che ancora oggi consegnano emozioni a chi s’imbatte in uno dei suoi innumerevoli oggetti.

A sinistra, The Sideboard (1955), mobile soggiorno a pannelli scorrevoli che si caratterizza per l’uso dei colori e per l’impiego di legni pregiati. Riedizione di Home of Finn Juhl; a destra, la Table Bench (1953), panca realizzata in diverse tipologie di legno con gambe in metallo brunito o color blu scuro. Riedizione di House of Finn Juhl.

mobile e tavolo panca finn juhl

L’eredità di Finn Juhl – muore il 17 maggio 1989 – è stata rilevata, nel 2001, da Ivan Hansen e Hans Henrik Sørensen, per volontà della moglie di Juhl, Hanne Wilhem Hansen. Ai due imprenditori della House of Finn Juhl sono stati ufficialmente affidati tutti i diritti esclusivi per la produzione e il rilancio dei mobili scultorei e iconici del grande designer. La collezione Finn Juhl odierna è composta da più di 50 capolavori classici, tutti realizzati con il massimo rispetto per il patrimonio originale e i severi requisiti di qualità, con intere fasi realizzate a mano.

E a proposito dell’originalità del lavoro di Juhl, del suo inconfondibile stile, ecco un suo citato conclusivo: “Creare stile è diverso da creare moda. Lo stile arriva e si esprime inconsapevolmente, istintivamente, mentre la moda è il più delle volte il risultato di un processo estremamente consapevole”. La moda passa, lo stile resta.

In copertina, Finn Juhl.

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