ferruccio laviani ritratto

Icone di Design – Ferruccio Laviani

di Evi Mibelli.

Sguardo brillante, curioso e attento. Una vitalità che si alimenta di stimoli, colori, e idee scrutando l’orizzonte del quotidiano attraverso incontri, viaggi, fotografie, architetture, arte e dettagli inattesi. Trovandoci sempre qualcosa di interessante e ispiratore.

Ferruccio Laviani è un eclettico pensatore, un atleta del progetto. Mai uguale, eppure coerente in ogni prodotto, architettura o allestimento che porta la sua firma. Oggi è il suo compleanno.

Nato a Cremona, nel 1960, si forma presso la scuola di liuteria, all’interno della quale vi è la sezione dedicata al disegno di mobili. E qui apprende le basi di un lavoro che diverrà il suo futuro. Si iscrive alla Facoltà di Architettura di Milano, nel 1978, e contestualmente frequenta il Politecnico di design.

Abat jour Battery, Kartell, 2015. Foto Simona Pesarini
abat jour colorata

La strada è segnata dall’incontro con Michele De Lucchi, nel 1983, quando entra nel suo studio come collaboratore in procinto di laurearsi. Tre anni dopo ne diventa socio per poi, nel 1991, aprire il proprio studio. Un’esperienza di crescita professionale importante cui deve molto per sua stessa ammissione. I maestri di riferimento, neanche a dirlo, sono Marco Zanuso, Vico Magistretti e Achille Castiglioni. Ma soprattutto Ettore Sottsass e Alessandro Mendini.

La nostra generazione ha avuto una grande fortuna. L’eredità ricevuta l’abbiamo appresa, assimilata e, soprattutto, l’abbiamo fatta evolvere. È una creatività che si fa forte di un background di storia e di cultura formidabili che agiamo in modo quasi inconsapevole, tanto è radicata nella nostra memoria” – Ferruccio Laviani.

Allestimento Stand Kartell, Salone del Mobile, 2011
stand kartell ferruccio laviani

Ferruccio Laviani afferma – e la sua carriera lo conferma – di essere riuscito, in qualche modo, a bilanciare l’estremismo del gruppo Memphis di cui Sottsass e Mendini (con Alchimia) ne furono le icone, con il gusto sofisticato del grande design borghese di Castiglioni, Magistretti, Caccia Dominioni, Giò Ponti.

E in effetti spesso accade che osservando un oggetto disegnato da Laviani – ma anche un progetto di interior design o un’architettura privata – si percepisca un insolito richiamo a quei segni e dettagli così particolari. Non vi è soggezione alcuna ed emerge una elasticità linguistica che gli consente di muoversi su un piano trasversale passando, per esempio, dalla lampada Bourgie dall’aulica e preziosa personalità barocca, alla lampada Taj che pare un ideogramma giapponese (entrambe disegnate per Kartell).

A sinistra, lampada Bourgie, Kartell, 2004. Foto Studio Oriani Origoni. S’ispira a una lampada della casa di famiglia, resa attuale dall’uso creativo della plastica. A destra, lampada Taj, Kartell, 2011. Foto Studio Oriani Origoni
lampade kartell laviani

Questa sua capacità di muoversi con estrema disinvoltura da un alfabeto a un altro apre il capitolo del suo modo di approcciare il progetto. Come già è facilmente intuibile sfugge a una ‘riconoscibilità’.

Anzi, è poco incline ad essere autoreferenziale. “I miei prodotti di successo sono davvero tutti molto diversi tra loro. Sono piuttosto incoerente ed è una fortuna, perché mi annoierei a morte a disegnare sempre la stessa cosa. Ci sono situazioni, momenti, interessi e influenze che cambiano con il tempo. I progetti seguono lo stesso percorso e si definiscono a seconda del contesto e delle situazioni. Nulla può restare uguale. Alla fine a me interessa progettare un buon prodotto che piaccia soprattutto agli altri. Non ho mai lavorato sulla mia iconografia.

Un esempio viene dalla trentennale e paradigmatica collaborazione con Kartell. Nel 1988 Claudio Luti subentra alla storica conduzione dell’azienda fondata da Giulio Castelli e Anna Castelli Ferrieri nel 1949. È tempo di cambiare passo e di dare nuova spinta a quella che è, e resta, una delle aziende made in Italy tra le più innovative nel campo del design.

A sinistra, lampada da terra Kabuki, Kartell, 2016 – Instagram @ferrucciolaviani. A destra, lampada da lettura GEEN_A, Kartell, 2021. Dedicata alla madre Giacomina, grandissima lettrice
lampada kabuki e lampada geen

Riassetto organizzativo, tecnologico e la necessità di rinnovare un catalogo prodotto che comincia a essere datato. È così che nel 1991 Luti decide di convocare un gruppo di giovani architetti cui affidare il progetto dello Stand Kartell per il Salone del Mobile di Milano. Tra tutti verrà scelto quello di Ferruccio Laviani che, meglio di altri, entrerà in sintonia con il nuovo spirito imprenditoriale di Luti.

A quel Salone furono presentati solo otto nuovi prodotti. È stato quindi naturale indirizzare l’attenzione verso lo sviluppo di nuove proposte lavorando principalmente su un modo diverso di percepire la plastica. Negli anni ’70 e ’80 ci si imbatteva nella classica plastica lucida ma con gli anni ’90, complice il salto tecnologico e la qualità estetica del materiale ottenibile, prenderanno vita prodotti di straordinaria trasparenza, con un ventaglio di colori davvero ampio e accattivate e texture raffinate capaci di restituire superfici preziose con cui inaugurare una nuova stagione creativa per il design”.

Pure la politica distributiva e di rappresentanza si trasformerà. L’esperienza di Luti nel mondo della moda gli suggerirà un modo diverso di presentarsi, partendo dai flagship store e dall’apertura di centinaia di negozi monomarca in giro per il mondo. Ferruccio Laviani ne cura, da allora, la direzione artistica, così come gli stand al Salone del Mobile e di altre manifestazioni allargandosi alla grafica, ai cataloghi e a quanto compete l’immagine complessiva di Kartell.

Spazio Monforte, Foscarini, allestimento per il Supersalone 2021, Milano @foscarinilamps
showroom foscarini supersalone

Tavolo Gaudì in marmo, Misuraemme, 2012
tavolo marmo nero

Ovviamente il suo portfolio di collaborazioni è articolato (Foscarini, De Padova, Frag, Emmemobili, MisuraEmme, Dada, Molteni&C, Flos, Moroso, ecc), così come i prodotti icona che ha ‘donato’ al design. Basti ricordare la lampada Orbital disegnata per Foscarini, i tavoli Jazz e Ufo per Emmemobili, il tavolo Gaudì per MisuraEmme, la poltrona Doda disegnata per Molteni&C, la recentissima collezione Masterpiece disegnata per Lea Ceramiche. E per restare in tema di superfici le belle collezioni di parati Vitrail, Sumo, Interference, 8Bit (per citarne alcune) per LondonArt. Un elenco lungo che difficilmente può esaurirsi in poche citazioni.

A sinistra, poltrona con braccioli in tessuto, Molteni&C, 2008. A destra, collezione arredo outdoor DOGON, Emmemobili, 2010
poltrona braccioli e arredi esterni

Tavolo Ufo, Emmemobili, a Villa Tugendhat, Brno, Rep. Ceca. (Instagram @ferrucciolaviani). Una perfetta ambientazione all’interno di una delle architetture razionaliste di Mies Van Der Rohe più belle di sempre
tavolo ufo ferruccio laviani

Ferruccio Laviani è davvero un funambolo del design. Possiede questa capacità di trasformarsi di fronte a ogni nuova sfida e a ogni nuovo interlocutore.

Se gli viene chiesto come approccia il progetto spiega che: “non ho uno schema prefigurato. Sono istintivo, intuitivo. Non seguo una teoria o un filo conduttore nel creare un prodotto, uno stand o un qualsiasi progetto di show-room o punto vendita. Una cosa soltanto coltivo mutuando la grande lezione di Achille Castiglioni: la curiosità.

Cerco di guardare più cose possibili e alla fine so che emergeranno le cose più interessanti, quegli elementi che messi insieme daranno il carburante alla mia creatività. Resta implicita la responsabilità e la professionalità nello stabilire un rapporto con le aziende per cui lavoro. Sono necessari impegno, conoscenza, capacità di capire e sviluppare ciò di cui ‘necessita’ il tuo interlocutore che, in ultima analisi, è anche colui che investe risorse per cui è giusto si aspetti un risultato di un certo valore. Cerco di progettare un prodotto che sia sempre a livello dell’aspettativa”.

Vitrail Wallpaper, Londonart, 2021
wallpaper ferruccio laviani

Palazzo Biscari, Catania, set-up per NOT.O, 2021
setup palazzo biscari noto laviani

Tornando ai suoi interessi e progetti in corso d’opera, vale la pena di citare l’ultima avventura in terra siciliana. Si tratta di Not.O, ovvero Not Ordinary. Già dalla scelta del nome s’intuisce il raffinato gioco di parole e di significato sotteso. Un marchio made in Sicilia nato dall’incontro tra Ferruccio Laviani e Felice Rizzotti e debuttato recentemente a Catania con la presentazione nelle sale di Palazzo Biscari.

La sfida è stata recuperare artigianalità relegate nell’ambito della pratica ormai statica della tradizione locale (vedi il carretto siciliano, le ceramiche decorative, ecc) per impegnarle in un progetto ‘non ordinario’ valorizzandone le enormi potenzialità estetiche. Il risultato parla da solo.

laviani.com

In copertina, Ferruccio Laviani, foto di Max Rommel

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