di Evi Mibelli.
Il concetto di pulizia personale è un tema che nella storia ha attraversato fasi alterne, dall’ottimo esempio dell’antichità – Antichi Romani docet – fino alle epoche più buie, dal punto di vista olfattivo e salubre, tra Medioevo e Settecento.
Scritto sotto i bombardamenti tedeschi di Londra, “Cleanliness and Godlines” è un libro dedicato al meno nobile degli strumenti per l’igiene (il WC) e rivelatore su come si sia evoluto il concetto di sporco e pulito nel corso dei secoli. Oggi – tra energia razionata e controllo dei consumi – leggendone le pagine si ha la sensazione di essere entrati in una macchina del tempo. Della serie: la storia insegna ma non trova scolari.
Le Terme arabe di Cefalà Diana. È l’unico complesso termale islamico in Sicilia di epoca tardonormanna, nato su una preesistente struttura romana.
Ottime abitudini presto dimenticate
La pulizia ha a che fare con le immagini del corpo, dei rivestimenti e dell’ambiente fisico. E con prescrizioni e regole sociali adattate al contesto storico del momento. Se nell’impero romano le terme erano comunemente frequentate, nell’era cristiana il corpo diviene simbolo di corruzione e il lavarsi un atto di pagana lascivia. Si oppongono due modalità di pensiero e con esse la visione della società e delle regole di controllo dei comportamenti.
Dettaglio del trittico Il Giardino delle Delizie, Hieronymus Bosch (1503), Museo del Prado
Le abluzioni, in epoca alto medioevale, erano comuni nelle classi aristocratiche come momenti conviviali. Tolta la parentesi medioevale dove l’abitudine di lavarsi, tra piacere e festa, era frequente tra la nobiltà, dal XV secolo si impongono distanze fisiche, dei sessi e dei luoghi. I bagni pubblici vengono equiparati a “case di piacere” e considerati centri d’instabilità sociale.
A complicare la situazione, interviene la paura delle pestilenze. Limitare le occasioni di scambio, di contatto, di trasmissione si fa imperativo: i bagni pubblici sono veicolo di infezione e di contagio. Quando ricompare ‘il bagno’? Con l’ascesa della borghesia capitalistica che vede la pulizia foriera di salute, forza, e produttività. E, con la rivoluzione industriale, si prende coscienza delle disastrose condizioni igieniche in cui versano le città e le classi operaie. Quindi non prima del XVIII secolo.
La città termale di Karlovy Vary, Rep. Ceca, fondata nell’alto medioevo da Carlo IV di Boemia. Frequentata dall’aristocrazia e l’alta borghesia del XIX secolo
Le prime riforme igieniche
Francia, Inghilterra, Germania, nei primi anni dell’Ottocento, avviano riforme sanitarie, introducendo le reti fognarie e di adduzione dell’acqua in tutti i quartieri cittadini. Ma è solo nella seconda parte XIX secolo che pulizia e decenza si oppongono al degrado e al vizio, e assicurano il “controllo” di masse abbruttite dallo sfruttamento industriale.
I bagni pubblici delle classi meno abbienti (nel frattempo nascono i meravigliosi stabilimenti termali fin de siécle frequentati dalla ricca borghesia e dall’aristocrazia), nell’organizzare e imporre l’eliminazione dello sporco, ricorrono a docce a tempo, economia sull’uso dell’acqua, riscaldamento controllato, risultando perfettamente in linea con l’obiettivo di garantire l’ordine.
Il Bartholomäus Therme ad Amburgo. La struttura risale al 1904
Emerge, a latere, il culto fisico con il rilancio dell’attività sportiva portando al centro del nuovo modello di società l’efficienza e la disciplina. La confluenza di queste nuove concezioni, legate all’igiene e alla salute, porteranno a un nuovo modo di rapportarsi con il corpo e con i luoghi ad essi connesso.
Terme di Vals, Grigioni, Svizzera. Progetto di Peter Zumthor, 1991-1996
La versione contemporanea del benessere termale
Basti pensare alle colonie elioterapiche costruite tra le due guerre. Passando all’edonismo degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, vediamo affermarsi una nuova idea di bagno: non più spazio di mero servizio – così come fu a partire dal secondo dopoguerra – ma rappresentazione di uno status di raggiunto benessere economico. È l’inno di un individualismo che si gioca sul piacere, su un nuovo positivismo e su una immagine di sé dove centrale è l’apparire. È il trionfo del design che interessa i rivestimenti, i sanitari, le rubinetterie, gli accessori. È la firma dell’architetto.
Villa privata a Palermo. Photo Alfio Garozzo
A sinistra, vano doccia in onice pakistano di Canalmarmi e Graniti – canalmarmi.it; a destra, zona lavabo, casa privata, Roma. Progetto Studio Tenca Associati – studiotenca.it
E adesso?
Adesso con il nuovo mantra della sostenibilità e dell’emergenza ambientale si profilano scenari che andrebbero letti con maggior pragmatismo e rispetto storico. Invece: ” L’acqua corrente in ogni casa (…) è stata promossa dall’ansia di deodorizzarsi. Ma realizzare quest’ideale di neutralità olfattiva richiede quantità crescenti di acqua, un bene sempre meno disponibile”. (Micromega).
Doccetta HANSA ACTIVE DIGITAL. La tecnologia digitale unita alla qualità dei materiali impiegati consente al fruitore di ridurre i consumi idrici ed energetici sino al 30% – hansa.com
La verità è che da anni – anzi, decenni – le aziende del comparto bagno, architetti e designer, lavorano nella direzione del risparmio energetico e dell’acqua. Partendo dai sanitari, dalle rubinetterie, dal riciclo di materiali industriali della ceramica, dall’impiantistica, fino a interessare i loro stessi processi produttivi. La coscienza antispreco non passa dal “lavarsi meno” ma dall’impiego di quanto la tecnologia, la progettualità e lo sforzo industriale hanno messo a disposizione.
In copertina, le terme naturali di Saturnia, in uso da quasi 3000 anni