di Roberta del Vaglio.
Il fascino decadente del centro antico e la dirompente innovazione formale del design contemporaneo. Un sorprendente equilibrio di contrasti da cui lasciarsi ispirare.
Edit Napoli, di cui si è da poco conclusa la IV edizione, è un tuffo nel passato e, contemporaneamente, una finestra sul futuro. Il passato è quello raccontato dagli spazi del complesso monumentale di San Domenico Maggiore, seicentesco, che ospita l’evento e dalle altre sedi, sparse nel centro storico, in cui si susseguono le mostre collaterali. Il futuro è quello del design: tra gli stand si respira grande libertà creativa, i designer e le aziende, sono invitati a portare qui ciò che forse, nelle fiere più orientate al grande mercato, non trova lo spazio e il coraggio. La formula funziona, se è vero, come i designer stessi raccontano, che in fiera le loro creazioni trovano un mercato molto recettivo.
Il risultato? Edit si conferma l’appuntamento giusto per chi è in cerca di qualcosa di nuovo, di arredi e accessori dalla personalità forte. Di ciò che le curatrici, Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli, definiscono design editoriale: progetti di cui è possibile tracciare ogni fase di realizzazione, dal progetto alla produzione. Un passo in avanti, verso il pubblico, rispetto al design da collezione in senso stretto: non si punta al pezzo unico che richiede investimenti molto importanti, qui il prodotto deve poter essere replicato.
La seduta Polet di Achille Castiglioni per Twils
La seduta fluttuante Aprile di Matteo Modica
L’istallazione “Le casette delle pezzentelle” di Michele De Lucchi per Edit Cult
Questa è stata la prima edizione del dopo-pandemia e forse anche per questo si respirava una grande gioia creativa. È stata un’edizione vivace, caratterizzata da una ricorrente voglia di giocare. Giocare, ad esempio, a farsi psicanalizzare da Giovanna Castiglioni, figlia di Achille, comodamente seduti su Polet, la poltrona letto da lui disegnata e edita da Twils. Giocare a dondolarsi sulla seduta fluttuante Aprile di Matteo Modica.
Mentre, tra gli eventi collaterali raccolti sotto la sigla di Edit Cult, Michele De Lucchi ha giocato a dare una casa alle “anime pezzentelle” definizione dei teschi senza sepoltura, ancora oggi oggetto di culto nella piccola cripta della chiesa museo di Santa Luciella. Poco distante, nella chiesa dei santi Filippo e Giacomo, Allegra Hicks ha presentato un arazzo in seta da lei disegnato e sapientemente ricamato in India dal nome Divinazione: un gioco progettuale in cui convergono artigianato, arte e design del tessuto.
L’arazzo Divinazione di Allegra Hicks
Reflections di Paola Paronetto e Giovanni Botticelli
La collezione di rivestimenti Zdora di Serena Confalonieri con La Pietra Compatta per Very Simple Kitchen
Così come evoca il gioco della lavorazione della cartapesta, il progetto presentato da Paola Paronetto e Giovanni Botticelli, in cui l’arte ceramica della prima ha incontrato il design del vetro del secondo per dare vita a una collezione meravigliosa dal nome Reflections. Ironica e interessante è anche la collaborazione di Serena Confalonieri e La Pietra Compatta per Very Simple Kitchen, da cui è nata la collezione Zdora: una serie di superfici pensate per top e tavoli da cucina. Il pattern decorativo è ispirato alle classiche tovaglie a quadri, ma al posto della stoffa c’è una miscela di pietre naturali, macinate e compattate.
L’intervento Innesti di Astrid Luglio all’interno del complesso monumentale di San Domenico Maggiore
Sorprendente ed evocativo è stato anche l’intervento di Astrid Luglio, che ha progettato il bar temporaneo all’interno del complesso monumentale. “Innesti” è il nome del progetto, un accostamento gentile ed equilibrato di materiali ed elementi locali che si è inserito con delicatezza e rispetto all’interno dello storico sito. Un modello di riferimento per il tema ricorrente, in architettura, della convivenza tra passato e presente.
Edit Napoli è stata anche la “casa” del workshop dal titolo “Emersivi” organizzato dall’azienda siciliana Orografie. Il workshop ha coinvolto 30 creativi under 30 invitati a lavorare a un progetto che fosse coerente con l’approccio di Orografie secondo cui “siamo ormai animali anfibi, sia digitali che analogici, e abbiamo bisogno di attrezzature che rispecchino questa natura complessa”.
Al termine del workshop tre progetti sono stati selezionati da una giuria composta da Giulio Iacchetti (designer), Francesca Lanzavecchia (designer), Giorgia Bartolini, (founder orografie), Vincenzo Castellana (art director orografie), Domitilla Dardi (curatrice edit napoli) ed Emilia Petruccelli (direttore EDIT Napoli). Entreranno a far parte della collezione che Orografie presenterà alla Milano Design Week 2024.
Giulio Iacchetti, Giorgia Bartolini e Vincenzo Castellana con i tre designer selezionati dal workshop Emersivi: Silvia Dell’Orco, Paolo Stefano Gentile, Luca Pinotti. Orografie.com
In copertina il complesso monumentale di San Domenico Maggiore, sede principale di Edit Napoli. Foto di Serena Eller Vainicher