di Federica Capoduri.
Lo studio Martinelli Venezia, con sede a Milano e Palermo, vede la collaborazione di Carolina Martinelli e Vittorio Venezia, entrambi architetti. Nato nel 2015, lo studio si occupa di progettazione di design del prodotto, allestimento, architettura e interni, muovendosi tra sapere locale e tradizione, indagando le proprietà dei materiali e le possibilità tecniche delle lavorazioni.
I loro progetti sono stati esposti in gallerie e musei come il Louvre di Parigi, il MAXXI di Roma e la Triennale Design Museum di Milano. Lavorano con numerose aziende italiane e internazionali, da segnalare la recente collaborazione con Orografie, brand siciliano design-oriented – ideato da Giorgia Bartolini con Vincenzo Castellana – che li ha scelti per contribuire alla loro nuova collezione di arredi.
T1, in blu e T2, in rosso, elementi di arredo in pasta di legno rivestita da una lacca dall’effetto metallizzato, per Orografie, foto Max Rommel
Proprio per Orografie, dopo aver partecipato al loro workshop, a settembre presenterete gli arredi T1 e T2. La loro tipologia non s’identifica all’istante: descriveteci questo particolare progetto.
Volevamo disegnare degli oggetti concepiti come liberi assemblaggi di forme che, una volta colorati, si sarebbero definiti come un unico manufatto. Si tratta di una composizione di lavorazioni generalmente realizzate su pasta di legno, poi laccate in più mani.
L’intento era quello di generare forme enigmatiche e scultoree, prive di un uso specifico, univoco e definito. Un progetto che lasciasse libera interpretazione in chi lo possiede e che rispondesse alla richiesta del brief di Orografie di riconfigurare un nuovo paesaggio domestico.
T1 e T2, arredi per Orografie, foto Max Rommel
Una delle peculiarità di Orografie è la volontà di essere quasi Made in Sicily, che si manifesta anche nella scelta della produzione artigianale. Cos’altro vi accomuna?
Sicuramente il coraggio e la voglia di andare oltre il “muro” del mercato. Sono innumerevoli gli oggetti presentati ogni anno che vanno a sommarsi a quelli già esistenti. Con Orografie abbiamo cercato di proporre qualcosa di diverso, sempre con attenzione alla qualità produttiva.
Babele, libreria per De Castelli ispirata alla leggendaria rappresentazione di Athanasius Kircher della Torre di Babele e legata all’omonima gigantesca “Biblioteca” descritta nel racconto di Jorge Luis Borges. Foto Alberto Parise
Workshop e concorsi da sempre destano molto interesse; a volte sono addirittura determinanti nel rapporto designer/azienda. Cosa ne pensate?
Siamo laureati entrambi in architettura e abbiamo avuto la fortuna di lavorare in alcuni studi prima di aprire il nostro; onestamente pensiamo sia stato il miglior tipo di formazione che abbiamo avuto.
Allo stesso tempo ci siamo creati un’identità e un pensiero attraverso i concorsi, i quali purtroppo non sono tutti uguali, anzi. Spesso capita che siano solo occasioni di promozione, senza un reale desiderio di realizzare nuovi oggetti. Crediamo che talvolta la comunicazione rischi di deviare l’azienda dal suo vero obiettivo, che per noi resta sempre l’innovazione.
Penelope, tappeto circolare cucito in parte a macchina e in parte a mano, con un particolare filato fotoluminescente, per Colleoni Arte
Penelope, tappeto con cuciture decorative realizzate con un filato luminoso, è un ottimo esempio per approfondire il vostro concetto d’innovazione.
Quando Colleoni ci ha chiesto di disegnare un oggetto da esporre al Miart, abbiamo subito pensato a qualcosa che enfatizzasse la perizia degli artigiani, che lavorano in questo laboratorio di tappezzeria fin dalla sua fondazione. Al tempo stesso, volevamo realizzare qualcosa che nella sua semplicità esprimesse un’innovazione, a conferma di quanto una manifattura tradizionale possa essere contemporanea.
L’innovazione tecnologica del progetto è data dal materiale: un filato in poliestere, caricato con pigmenti a base minerale capaci di immagazzinare la luce diurna, o artificiale, e di rilasciarla al buio. Per accentuare l’effetto sorpresa, abbiamo scelto di utilizzare come base del tappeto un tessuto bianco, caratterizzato da una leggera trama rigata in cui si nascondono perfettamente le cuciture progettate.
Perciò di giorno l’effetto è bianco su bianco mentre nell’oscurità inizia a comparire questo decoro geometrico con orditura a righe parallele, ricamate nei due versi con punto a zig zag con una macchina taglia cuci che, ricordando il tappeto di Penelope nell’epica omerica, appaiono e scompaiono.
Libra, mensola in massello sospesa da una cinghia centrale in ferro disegnata per Colé, ispirata alla tradizionale cinta porta-libri che utilizzavano i nostri nonni, prima dell’avvento delle cartelle. Foto Colé Italian Design Label
Cosa vi guida nella progettazione?
La forma migliore per capire un mestiere è parlare, osservare e assistere chi lo pratica quotidianamente. Non abbiamo un maestro in particolare ma amiamo la sintesi di Munari, l’ironia di Castiglioni, la ricerca di una poetica nel quotidiano di Riccardo Dalisi, la cura per il dettaglio di Carlo Scarpa, lo studio approfondito di tecnologie e materiali di Carlo Mollino.
Maioliche, rivestimento modulare in pietra lavica, composto da “piastrelle” caratterizzate da motivi grafici tridimensionali ispirati all’immaginario Mediterraneo. Della collezione fa parte anche un lavabo free-standing. Per Lithea, foto Bartuccio Nino
Rocca dei vasi, collezione di contenitori ceramici realizzati dagli artigiani della capitale italiana della maiolica, Caltagirone. Prodotto coordinato con Andrea Branciforti
Milano e Palermo. Due piazze opposte – almeno geograficamente parlando – ma in termini di attenzione al design, come le vivete?
Ognuna delle due città ha per noi valori e ruoli specifici, spesso in contrapposizione. Palermo è il luogo dedicato alla riflessione, allo svago; è dove ci rifugiamo dopo un periodo di lavoro intenso e stressante, oppure se abbiamo bisogno di particolare concentrazione. Milano è, invece, la nostra “piazza di incontro”: rappresenta per noi un costante crocevia di influenze e nuove conoscenze.
Chair 1:1, sedia in plastica smontabile, concept sviluppato in collaborazione con SecondStampi. Foto Stefania Zanetti
Terre vulcaniche, terrecotte, pelli. La matericità è espressa in maniera forte e chiara. Anche la plastica, come nella sedia 1:1, è fulcro del progetto.
Per noi il materiale, le tecniche di lavorazione e i luoghi di manifattura sono elementi fondamentali del progetto: crediamo fermamente che non si possano scindere. Anche nella grande serie, lo stampo è un tema importante e con la Chair 1:1 – progettata secondo i principi d’iperserialità, vendita on-line e democraticità – abbiamo tentato di capire se fosse possibile stampare una sedia ottimizzata per essere spedita.
Coassiale, corpo illuminante sospeso costituito da due spot Led che puntano, da sopra e da sotto, un disco riflettente, il quale può essere posizionato a diverse altezze e generare differenti effetti luminosi, per Martinelli Luce
Magnetica, lampada sospesa che unisce la tecnologia Led e i magneti permanenti, per Luce5. Foto Francesca Ferrari
La serialità industriale, come il riciclo, può fare la propria parte nel circuito della progettazione moderna volta alla sostenibilità. Qual è il vostro pensiero?
La corretta produzione industriale e il riciclo sono ingredienti chiave per un futuro sostenibile. Crediamo inoltre che esistano ulteriori strumenti da considerare, forse più politici che progettuali: ci riferiamo a scelte assennate e ragionevoli, al posto di soluzioni palliative e a breve termine, spesso favorite rispetto alle prime.
Ad esempio, si dovrebbe vietare l’uso del materiale plastico per l’usa e getta, studiare per ogni oggetto prodotto il suo ciclo di vita, oppure rendere più efficiente il trasporto. Il progetto di un oggetto industriale è un atto pratico regolato da scelte politiche.
UNSERIAL.bulbs, collezione di lampadine in vetro soffiato, disegnata in esclusiva per Rita Urso artopiagallery, Milano
UNSERIAL.bulbs, dettagli della mostra milanese “Altri echi”, spazio Rita Urso. Foto Lucrezia Costa
Lo scorso 17 giugno avete presentato UNSERIAL.bulbs all’interno della mostra “Altri echi” a Milano, nello spazio Rita Urso artopiagallery. Una bella ripartenza dopo il lungo stop degli eventi.
Assolutamente, anche perché non si fermerà: l’installazione sarà poi presentata al Miart e al Fuorisalone. Questa collezione è il risultato di una ricerca rivolta alla trasformazione di un prodotto di massa in un manufatto artigianale: un prodotto estremamente standardizzato e presente in tutte le case, come una lampadina a bulbo, viene alterato tramite l’intervento umano e diviene un oggetto unico e inconsueto.
Ogni lampadina è diversa perché frutto della sperimentazione di differenti forme soffiate, satinate o rigate e poi saldate tra loro in composizioni dall’equilibrio asimmetrico e intrigante.
Studio Martinelli Venezia, foto Federico Villa
Cosa ne pensate del prossimo Supersalone di settembre?
Non abbiamo un’opinione su quello che sarà il Supersalone ma, ad ogni modo, ci fa piacere vedere la città di Milano che tenta nuovamente di rialzarsi dopo la pandemia. Dopo due anni di assenza del Salone iniziamo ad averne una certa nostalgia e speriamo che, questo settembre, possa essere almeno un ritorno a incontrarsi e magari ricominciare a pensare al futuro.
Studio Martinelli Venezia – martinellivenezia.com
Carolina Martinelli e Vittorio Venezia, foto Franco Sgallo
Nell’immagine di copertina, dettaglio del tappeto Penelope, realizzato da Martinelli Venezia con un particolare filato fotoluminescente per la galleria bergamasca Colleoni Arte