di Federica Capoduri.
Tord Boontje è un raffinato “Olandese Volante” che solca il mare della fantasia progettuale nel vasto mondo del design.
Il suo approccio creativo, fortemente sperimentale, lo fa spaziare dalla produzione industriale ai pezzi unici, uniti da un comune filo conduttore, poetico e moderno.
Sun-Light of Love per Foscarini, lampada da sospensione a illuminazione diretta e indiretta. Il corpo illuminante è formato da raggi in acciaio stampati a freddo e innestati meccanicamente al corpo centrale. Prezzo a partire da € 1.440 – foscarini.com. Foto di Gianluca Vassallo, © Foscarini
La prima collaborazione con Foscarini ha regalato Sun-Light of Love, un autentico “sole” che illumina in maniera scenografica la stanza. Com’è nata questa sinergia?
Nell’aprile 2018, a Milano per il Salone, incontrai Carlo Urbinati, per chiedergli se fosse interessato a un’illuminazione che avevo già disegnato. Rispose che quello non era il genere di prodotto giusto per Foscarini ma, se avessi avuto una nuova idea, sarebbe stato felice di visionarla.
Sviluppai allora un’idea che avevo già in mente da un po’: creare una rappresentazione del sole per l’interno della casa. Ho cercato riferimenti nell’arte, in particolare ricordando i raggi di sole scolpiti nelle opere del Bernini. Mi è venuta l’idea di creare una lampada in metallo che, partendo da una fonte luminosa al centro, irradiasse luce in tutte le direzioni.
Ho realizzato disegni e modelli e, quando successivamente Carlo venne a Londra, gli presentai il lavoro e da quel momento iniziammo a collaborare.
Lampada Garland. Photo by Angela Moore, Artecnica © Studio Tord Boontje
Lampada Tangle Globe. Photo Artecnica
Lampada Buzz. Photo by Peter-Guenzel, Established & Sons
Lampada Icarus. Photo by Annabel Elston, Artecnica
Le sue lampade sembrano sculture luminose, ispirate alla natura ma anche al sogno, alla fiaba. L’illuminazione è il suo settore preferito?
Come industrial designer, mi piace lavorare su progetti abbastanza diversi: illuminazione, arredo, installazioni per brand di moda e design, textile e grafica applicata. L’illuminazione è una delle mie aree di lavoro preferite perché è un canale capace di esprimere emozione, riguarda sia gli oggetti, sia la percezione della luce nello spazio, in equilibrio tra lo scultoreo e la funzionalità.
Sedute Shadowy, making in Senegal. Photo by Moroso
Weavers Bench, making in Senegal. Photo by Moroso
Senegal-O. Photo by Moroso
L’impegno morale ed etico è un’altra delle sue qualità; ha diversi lavori realizzati con artigiani in paesi in via di sviluppo. Quali prodotti sono nati?
Negli anni ho avuto l’opportunità di lavorare con diverse comunità di artigiani. Amo le tradizioni dei mestieri e la qualità unica che può avere un oggetto fatto a mano. In collaborazione con Moroso, stiamo lavorando a Dakar, in Senegal, con artigiani che per tradizione creano dettagli di arredo tessendo direttamente su una cornice metallica. È qui che produciamo la sedia Shadowy e altri pezzi della collezione M’Afrique.
In Colombia abbiamo invece lavorato sulla ceramica nella collezione Witches Kitchen per Artecnica. Gli stessi artigiani sono dietro anche alla produzione della linea Transglass, stoviglie fatte con bottiglie di vino e birra riciclate, che ho disegnato con Emma Woffenden.
Witches Kitchen. Photo by Angela Moore, Artecnica
Textiles Happy. Photo by Angela Moore, Kvadrat
Textiles Pressed Flowers. Photo by Angela Moore, Kvadrat
Le capita di seguire l’onda del mercato per le sue ispirazioni?
Forse è il contrario. Ho incominciato ad appassionarmi alla narrativa, all’ornato e ai modelli che ispirano il mio lavoro, quando era una cosa rara per gli industrial designer. Quando ho iniziato nel 2000 a ricamare sedie a mano, fu una scelta libera che andava contro il minimalismo, di stampo maschile, prevalente nell’estetica del design dell’epoca.
Desideravo creare un design che fosse sensoriale e umano, con cui convivere, una reazione nata da “un qualcosa” che secondo me si stava perdendo. Mi piace creare prodotti funzionali e allo stesso tempo piacevoli. Cerco qualcosa che mi entusiasmi e che sia rispettoso dell’ambiente. Penso che per vivere in un mondo in piena crisi climatica, e con questo tasso di inquinamento, dobbiamo stare molto attenti a ciò che creiamo.
Petit Jardin. Photo Studio Tord Boontje, Angela Moore
Ci sono prodotti che andrebbero progettati meglio, soprattutto nell’ambiente domestico?
Sicuramente. Durante la pandemia abbiamo visto grandi cambiamenti nella visione personale dell’ambiente domestico. Passiamo molto più tempo in casa per lavorare, seguire le lezioni scolastiche, video-chiamare e incontrarci, quando si può, con gli amici. Lo spazio casalingo è limitato e ha più funzioni, l’outdoor privato diventa una risorsa preziosa. Mi auguro che questa situazione termini presto ma penso che alcuni di questi cambiamenti rimarranno e cambieranno la nostra visione della casa.
Abbiamo sicuramente bisogno di più spazi e arredi multifunzionali. Un tavolo adesso è un luogo dove mangiare, lavorare, studiare, fare il pane, cucire, giocare. Oltre a questo aspetto della casa, funzionale ed emozionale, non dimentico il modo in cui gli oggetti vengono prodotti, credo infatti che molti possano essere realizzati in maniera più sostenibile.
Table Stories. Photo by Annabel Elston, Authentics, Studio Tord Boontje
Qual è la sfida per i designer di oggi?
Allontanare il design dal consumismo sconsiderato, indirizzandolo verso qualcosa di positivo e rispettoso per l’ambiente. Non articoli a basso costo, fatti con scarsa qualità, ma realizzazioni di alta qualità che siano economicamente avvicinabili. Penso che un buon progetto debba funzionare bene, rispondere ai propri compiti meglio che in passato, avere il minor impatto ambientale possibile, essere consapevole e responsabile verso la collettività, essere durevole, piacevole e appagante nell’utilizzo.
Transglass. Photo by Angela Moore, Artecnica
Le grandi città, a causa della pandemia, come sono cambiate e come saranno?
Se vogliamo attuare un cambiamento positivo, abbiamo bisogno di lavorare insieme per creare le città che vogliamo. Nel primo lockdown, abbiamo notato che c’erano meno auto per le strade, meno inquinamento nell’aria e potevamo nuovamente sentire gli uccellini. Abbiamo camminato e siamo andati in bicicletta nei negozi vicino a casa. Mi piace l’idea della città “in 20 minuti”, dove tutto è ridotto a una scala minore e raggiungibile a piedi in pochi minuti.
Tord Boontje – tordboontje.com
Tord Boontje, ritratto © Studio Tord Boontje
Nell’immagine di copertina, dettaglio floreale della lampada Garland. © Studio Tord Boontje