Un approccio trasversale che lega il disegno industriale all’arredamento d’interni.
E-GGS, lo studio composto da Gaia Giotti, Giona Scarselli, Cristina Razzanelli, Erica De Candido e Marco Popolo, nasce e continua il suo percorso progettuale tra le dolci colline fiorentine. Così, tra un buon bicchiere di Chianti e una boccata d’aria medievale, a Certaldo, patria di Giovanni Boccaccio, questi cinque progettisti fanno germinare i loro progetti.
Ramblas, credenza per Miniforms, foto: Laura Pozzi + Adibo
Partiamo proprio dal genius loci, da quello “spirito del luogo” che a volte influenza la propria posizione lavorativa e sociale. Cosa vuol dire per voi fare design industriale?
Viviamo in una posizione molto bella della Toscana, in un borgo, dove il tempo spesso si dilata. Il nostro lavoro integra linguaggi anche distanti tra loro; fare design richiede dedizione e impegno costanti e, ovviamente, continui spostamenti.
Siamo un gruppo e abbiamo diverse personalità che si contaminano e si fondono, spaziando dal minimalismo all’organico. Alcune volte sono i materiali e i processi produttivi che prendono il sopravvento, altre volte sono le forme. In entrambi i casi dedichiamo molto tempo al dettaglio.
Peyote, tavolo e tavolino, per Bolia, foto © Bolia
Vi soddisfa farlo in Italia?
In Italia coesistono molte tipologie di aziende; dalle più piccole alle più grandi e dal Nord al Sud, tutte hanno un fare diverso che fa crescere e vivere sempre nuove esperienze. Questa è la grande particolarità dell’Italia.
Da notare che fino a qualche decennio fa le aziende preferivano chiamare designer non italiani, per fortuna oggi sono rimaste pochissime con questa scelta di marketing. Il ricambio generazionale delle imprese ha cambiato il punto di vista allargando gli orizzonti.
La collezione di sedute Leaf, per Ton, foto © Ton
Leaf, dettaglio dello schienale curvato in bracciolo, foto © Ton
Leaf, particolare. Foto © Ton
La collezione di sedute Leaf prodotta da Ton ha ottenuto diversi premi, parlateci di lei.
La caratteristica che abbiamo cercato fin da subito è stata la leggerezza e, contemporaneamente, valorizzare la qualità produttiva dell’azienda, senza farla diventare un richiamo estetico alla famosa n°14 (Thonet). È stato un progetto istruttivo e molto lungo.
Tutta la famiglia è stata pensata accuratamente. Abbiamo iniziato a lavorare sui curvati facendo molte prove, inizialmente con modelli in carta, poi su curvati di vari spessori, per ricercare quello che c’eravamo prefissati. Ne conserviamo ancora un ricordo magico.
Botera e Boterina (a dx), poltrona e poltroncina per Miniforms, foto Laura Pozzi + Adibo
Botera Sofa, foto Laura Pozzi + Adibo
Osservando Botera, che avete progettato per Miniforms, si capisce la vostra attenzione e cura nella scelta dei tessuti, delle trame. In un progetto d’arredo, quanto conta la scelta dei materiali?
Crediamo che ogni forma, ogni progetto, abbia il proprio materiale e il proprio colore. Botera ha un aspetto paffuto, con i suoi volumi confortevoli ha un impatto visivo importante, come una soffice nuvola. L’idea nasce da una sensazione che abbiamo voluto trasmettere attraverso la forma e l’uso dei materiali, che sono parte integrante del progetto. La famiglia è nata dalla poltrona, poi è cresciuta con il divano e pouf e infine è arrivata la Boterina.
Hella, scrivania / scaffale, per Truedesign, foto Dario Breggiè
I vostri obiettivi?
Che sia design per la casa o un’altra tipologia di progetto, il nostro è un approccio molto attento al benessere e agli equilibri di chi poi fruirà quel prodotto o quello spazio. L’obiettivo principale è creare luoghi confortevoli per le persone, calmi e sereni, utilizzando più possibile la luce e materiali naturali, valorizzando le prospettive e i punti di vista. Nei prodotti ricerchiamo la semplicità, e che siano intuitivi.
Polo, poltroncina e sgabello, per Bontempi, foto © Bontempicasa
Il 2020, senza fiere e incontri fisici, che impatto ha avuto sul vostro lavoro?
È stato un anno molto difficile, siamo abituati a lavorare a stretto contatto tra di noi, condividendo ogni fase della progettazione tra continui scambi di battute, idee e chiacchiere. Lavorare separati, non ha influito sulla qualità e quantità dei progetti ma di sicuro è stato meno divertente. Naturalmente poi abbiamo risentito della mancanza del Salone del Mobile, da sempre occasione di confronto, dove respirare un’aria ricca di stimoli e stringere rapporti.
Juice, tavolo per Miniforms, foto Laura Pozzi + Adibo
Il lavoro a distanza cosa comporta?
Siamo dell’idea che la parte fondamentale, e la più affascinante, nello sviluppo di un prodotto sia l’interazione tra persone, esperienze e materiali. Lo smart working ha sdoganato alcuni modi di fare brainstorming, ma allo stesso tempo ci ha proibito quegli incontri abituali con artigiani e produttori durante i quali l’idea veniva sviluppata e prendeva forma.
Not, seduta per Truedesign, foto Alberto Strada
In tempi di crisi, spesso si aprono nuovi scenari, ci sono stati per voi anche dei fattori positivi?
Sicuramente, questo è stato un anno più teso all’introspezione, abbiamo avuto modo di riflettere sul nostro passato e di progettare il futuro. Abbiamo riorganizzato lo studio e riprogrammato il calendario, infine a breve lanceremo il nuovo sito e una campagna di comunicazione social.
E-GGS, in alto da sinistra: Giona Scarselli e Marco Popolo. Sotto: Cristina Razzanelli, Gaia Giotti (al centro), Erica De Candido
Per maggiori informazioni sui lavori firmati E-GGS – e-ggs.it
Nell’immagine di copertina, credenza Ramblas e poltrona Botera, per Miniforms, foto Laura Pozzi + Adibo