Progettare a basso impatto ambientale. Questa la filosofia di Mario D’Aquino, designer salentino, classe 1964, anche lui presente nell’ APPartamento di Source durante il Fuorisalone. Mario sostiene che l’uomo debba avvicinarsi alla propria terra e ritrovare il contatto con la natura, che porta all’essenza delle cose. I colori, le atmosfere, la bellezza del Salento infatti, da sempre influenzano il suo modo di fare design e l’unione di tradizione e innovazione si ritrovano in ogni suo progetto.
Specializzato come tecnico bioedile ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), è convinto che non sia necessario usare prodotti industriali e agenti chimici, ma che la natura offra tutto ciò che occorre, come: calce, canapa e altri materiali completamente riciclabili. Nel 1989 fonda Prospettica Officine e Design dove svolge attività di progettazione e consulenza nel settore dell’architettura d’interni, dei complementi d’arredo e della bioarchitettura.
Partecipa a eventi e concorsi nazionali e internazionali e porta avanti numerose collaborazioni nel settore dell’edilizia privata. Oggi vive e lavora a Casarano (Lecce), e nel suo studio e laboratorio espone i suoi pezzi di design, ma anche le opere di altri artisti, sia salentini che internazionali.
Come ti sei avvicinato all’autoproduzione?
“Pensando ai mobili per la mia casa, guardando nel mondo della produzione non vedevo nulla di interessante, ma soprattutto nulla che mi facesse emozionare. Quindi un’estate di qualche anno fa, pensando a mobili e suppellettili notate e vissute durante la mia infanzia, nella casa di mia nonna, ho iniziato a progettare la mia collezione Zaliy, che significa tessera di mosaico. Un termine marocchino, quindi in pieno Mediterraneo, terra dove vivo e dove ho colto simbolismi e passioni”.
In Italia facile autoprodursi?
“L’autoproduzione a mio avviso è soprattutto passione per tirare fuori, da un materiale pensato, un prodotto finito. Alla domanda è facile autoprodursi io dico di sì per chi come me proviene dall’istituto d’arte dove il pensiero diventava progetto e prendeva forma nei laboratori. L’aspetto difficile invece a mio avviso è avere qualcuno che possa commercialmente affiancare il creativo nella vendita del prodotto”.
E del progetto Source, cosa ne pensi?
“E’ un’ottima iniziativa, conosciuta al Fuorisalone, che mette ancora una volta in evidenza i designer con progetti inediti. Io vorrei partecipare all’edizione dei settembre con il mio tappeto volante in legno e delle nuove lampade”.
Cosa fai per far sì che le persone scoprano i tuoi prodotti?
“Pubblico sul mio sito mariodaquino.com e, ormai da circa sei anni, partecipo al Fuorisalone di Milano, vetrina mondiale del design. Faccio parte dell’associazione Milano Makers fondata da Cesare Castelli, Maria Cristina Hamel, Alessandro Mendini, Duilio Forte e ogni anno insieme a loro presento i miei prodotti. Inoltre ho un catalogo che viene distribuito in Italia in vari negozi”.
E adesso le sue creazioni.
Lampada Fuedi
In vetro e ferro nero o nylon bianco, con cavo colorato, sono un omaggio alle prime lampade a incandescenza, ormai quasi del tutto sparite dal mercato. Ho voluto riprenderne l’idea e le dimensioni, ma ho applicato una tecnologia moderna, utilizzando all’interno lampade a led, che illuminano il profilo del vetro.
Giuditta, lavabo in corian, fiberglass o marmo, frange in ceramica e palo in legno di abete spazzolato. Nasce dal concetto dello specchio del contadino appeso con un chiodo a un vecchio palo di legno o al muro di casa. Il lavandino richiama il drappo, la tovaglia di lino tessuta a mano con frange decorate. Un tuffo nella memoria, un salto indietro nel tempo per raccontare il mondo delle genti salentine.
Aparo, libreria in corian, alluminio, legno laccato.
Nasce dall’idea delle arnie degli apiari, che si trovano nelle vecchie masserie del Salento. È un contenitore originale, dove riporre i libri già letti o da leggere, con alcune parti a vista per i volumi e gli oggetti più belli da esporre. Si rifà anche al concetto del drappo appeso al muro come elemento di decoro e i tagli incisi sulle ante simulano quelli tipici dei fronti di cava di pietra salentina. È un elemento modulare, che si può ripetere all’infinito, con la parte strutturale in alluminio o legno laccato, le ante in corian o legno laccato e la frangia in alluminio.
Tutti gli oggetti fanno parte della collezione Zalij. Il nome, arriva nel mondo orientale, identifica il singolo tassello di un mosaico, e, questa collezione, presenta infatti un insieme di materiali innovativi che, sapientemente accostati, danno origine a oggetti della tradizione rivisitati.
Mario D’Aquino
Nell’immagine di apertura: Sgabello POGGIO – collezione Zalij
Sono sgabelli in noce canaletto e acero, in abete e cartapesta o in abete e alpacca. Il nome, Poggio, deriva dagli sgabelli di una volta, che si trovavano nelle antiche case antiche, dove i bambini si sedevano per ascoltare le storie raccontate dai nonni. Una seduta veloce dalla forma trapezoidale, concepita con l’idea di potersi sedere in cerchio, l’uno accanto all’altro. Per dare dignità a un oggetto considerato povero ho pensato di arricchirlo con il disegno di un drappo e frange che richiamano quelle delle tovaglie di lino tessute a mano.
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