Filippo Protasoni – produzione industriale e autoproduzione
Filippo Protasoni, è un designer che avevamo già incontrato (leggi qui) e con il quale, oggi, parliamo di produzione industriale e autoproduzione: due mondi complementari.
Innanzitutto chi è Filippo Protasoni?
“Sono una persona normale che ha deciso di mantenersi progettando cose e spazi. Vengo dalla provincia di Varese, non ho una biografia esotica né una storia particolare da raccontare, solo una curiosità che mi ha sempre accompagnato”.
Come ti sei avvicinato al mondo del design?
“In realtà non c’è stato un vero e proprio momento in cui mi sono avvicinato al design, forse ci sono nato dentro perché la casa dove ho vissuto fino a vent’anni era piena di pezzi dei cosiddetti maestri, da Le Corbusier a Dieter Rams, Castiglioni, Mari. Per me la qualità e la semplicità di quei prodotti era la normalità, ho scoperto dopo che esisteva anche roba di scarsa qualità!”.
“Quando ho scelto l’università avevo già avuto esperienze in campo artistico e grafico: disegnavo tanto, avevo fatto loghi, impaginato fanzine autoprodotte e fatto qualche pezzo di street art, all’epoca il design mi sembrò un’accettabile compromesso tra creatività e opportunità professionale. Sono stato fortunato nel trovare un ambiente stimolante che mi ha appassionato sin da subito, grazie anche ai miei professori”.
Lampada Asola – collezione Clique Editions
“Il progetto fa parte della collezione Clique Editions, un brand che porto avanti con l’amico e collega Claudio Larcher e con l’azienda T&D Robotics: l’obiettivo è far dialogare materiali tradizionali e tecnologie. Asola è una lampada da tavolo a luce indiretta, che riprende il carattere stauario ed eterno del marmo combinandolo con equipaggiamenti e funzionalità contemporanee come la presa di ricarica usb per smartphone o tablet”.
Su quali progetti preferisci lavorare?
“Quel che mi piace è la sfida, meglio se nuova. I miei progetti spaziano dal tessile all’illuminazione, dall’interior all’industrial più tecnico, dal mobile al packaging. Non ho un campo prediletto o definito, quel che mi piace fare è appunto cambiare spesso… finché mi arriveranno proposte variegate sarò solo che contento.”
Tavolo Axys per Lago
“Credo che l’armonia sia un filo magico sotteso tra scienza ed arte che unisce tecnica ed emozione, rigore e slancio creativo, numeri e sogni. Il tavolo Axys vuole tradurre quest’idea di armonia in forma, poiché parte da una ricerca tecnica per arrivare ad un’esperienza estetica. Grazie ad un innovativo connubio tra verniciatura ed incollaggio a raggi UV, consente un’estrema libertà nell’accostamento di tinte e nell’adattamento alle diverse tipologie e misure. Un effetto magico di equilibrio combinato ad una solidità effettiva, capace di sostenere anche un piano a sbalzo di dimensioni generose. Aggiungi un posto a tavola!”.
Desk
Hai fatto parte del progetto” Quattromani” lavorando a stretto contatto con un artigiano, raccontaci come è andata.
“Quella con Piero Peroni è una collaborazione che ho colto sin da subito con favore, è un artigiano che ha grandi capacità nella lavorazione delle pelli e che realizza pezzi di una raffinatezza unica: spinge questo materiale al limite creando strutture rigide interessantissime, senza cuciture. Gli ho proposto di lavorare su di un soggetto per lui inusuale, rivelandogli un’esigenza contemporanea che ha immediatamente colto e sposato: si tratta di un supporto per monitor, quindi un prodotto in ambito ufficio / home office, che ha la funzione di portare il monitor ad un’altezza più ergonomica per l’utilizzatore, aiutando al contempo l’organizzazione delle prese elettriche e dei cavi (può alloggiare al suo interno una multipresa)”.
“Giro molto per uffici e ho visto le soluzioni più assurde per risolvere questo problema: scatole e scatoloni, pile di fogli di carta, totem di vario genere. Mi sembrava interessante sfruttare la capacità di Peroni nella lavorazione del cuoio strutturale in questo senso, per avere un prodotto leggero, ecosostenibile ed elegante. Con Piero non abbiamo ancora capito se riusciremo a centrare un prezzo competitivo su questo soggetto, ma ci stiamo lavorando.”
Nel tuo portfolio ci sono diversi progetti prodotti da aziende importanti ma ti interfacci anche con l’autoproduzione. Quali sono le differenze?
“Ho sempre pensato a questi due mondi come estremamente complementari, non credo abbia senso tracciare una linea netta tra grande e piccola produzione. Autoproduzione però è un termine in cui non mi riconosco molto perché non è che poi le lavorazioni le faccia io, c’è sempre una realtà produttiva dietro, forse possiamo dire autodistribuzione?”
“In realtà il contesto produttivo definisce alcune caratteristiche che il prodotto deve avere e all’interno di questi paletti cerco di trovare il senso per il progetto. Le aziende importanti e strutturate hanno tempi di sviluppo molto lunghi ma permettono al prodotto una capillarità distributiva che dà grande soddisfazione. Vai a visitare una città nuova e scopri i tuoi prodotti in un grande progetto di interior o in un bel negozio: è una bella e gratificante sorpresa”.
“Dall’altra parte il pregio del prodotto di scala artigianale sta nella velocità tra lo spunto iniziale e il time to market che si può ridurre davvero al minimo, anche se richiede più sforzo dal punto di vista comunicativo, è molto bello vedere un’ idea concretizzarsi in pochissimi mesi. In realtà questa velocità l’ho avuta anche con progetti industriali in Asia, ma questa è un’altra storia perché spesso la velocità va purtroppo a impattare negativamente sulla qualità e tocca rimettere mano ai progetti, agli stampi, insomma a recuperare dopo la troppa fretta, quella con gli artigiani è una snellezza più sana”.
Labelle per Prandina
E’ una lampada a emissione mista, diretta e indiretta. L’idea alla base di questo progetto è lasciare la purezza della luce bianca a illuminare il tavolo, affidando invece alla calotta, disponibile in varie colorazioni, il compito di modulare cromaticamente l’ambiente. Un misto di trasparenza ed opacità che rilegge l’archetipo del paralume in ottica contemporanea.
Che importanza ha una manifestazione come Source al giorno d’oggi?
“Ho avuto il piacere di essere coinvolto già due volte nelle iniziative di Source, in entrambi i casi con soddisfazione reciproca e questo è molto bello. Manifestazioni di questo tipo hanno il grande pregio di ricollocare la produzione artigianale nella contemporaneità, ricordando al pubblico che la dimensione piccola è molto favorevole alla sperimentazione creativa e alla ricerca. In più, questi eventi sanno portare i prodotti laddove ci sono le persone, e anche questo è importante per me che sto a Milano… la città si sente sempre centripeta ma dovrebbe imparare a essere più centrifuga!”
Mo’ Fire – Galleria Subalterno 1
Realizzato per la mostra Microfacts della Galleria Subalterno1 di Milano, questo oggetto reinterpreta il “piccolo” secondo un processo di sottrazione: immaginare un contenuto senza contenitore, anzi addirittura un contenuto che si fa contenitore di se stesso. “Ho provato a rimescolare gli elementi (la scatola, la vernice abrasiva, il legno, il monopolio di Stato) per ridefinirne le reciproche relazioni semplificando al massimo il processo produttivo. Scriveva Enzo Mari a proposito della Cappella Sistina: “non potrò mai raggiungere quelle vette di qualità, ma forse potrei diventare il Michelangelo dei fiammiferi”.
Mo’ Fire
Filippo Protasoni
Se volete conoscere meglio le sue creazioni – filippoprotasoni.it