contenitori legno riutilizzo scarti

Source – Sebastiano Tonelli si presenta

di Marta Santacatterina.

Si definisce “curioso, testardo e inguaribile perfezionista”, è nato in Trentino ma ormai si sente milanese, di professione fa il designer e allo stesso tempo scrive per il nostro magazine. Sebastiano Tonelli, classe 1990, è uno dei progettisti selezionati da Source ed esposti presso lo Spazio K di via Spalato a Milano durante il Fuorisalone.

Per l’occasione Tonelli ha presentato un innovativo progetto di montature di occhiali in legno e resina che consente il recupero di materiali di scarto, in linea con il tema generale dell’edizione di Source – di cui “La casa in ordine” è partner -, Lovely Waste.

A quante edizioni di Source hai partecipato finora?

Ho partecipato per la prima volta a Firenze e poi alle successive due edizioni a Milano durante la Design Week.

Quali risultati hai ottenuto dalle edizioni passate? In base alla tua esperienza, è una manifestazione valida o ci sono dei punti deboli che dovrebbero essere migliorati?

Il risultato principale è stato quello di essere entrato in un network stimolante e composto da persone entusiaste e che sanno fare bene il proprio lavoro. La ritengo una manifestazione molto valida perché riesce a dare una buona visibilità ai designer e di anno in anno cresce e si rinnova, introducendo e analizzando temi diversi e contemporanei.

Raccontaci qualcosa dell’edizione 2018 che si è svolta presso lo Spazio K.

Nell’edizione di quest’anno sono stato invitato, assieme ad Alberto Ghirardello e a Filippo Protasoni, a partecipare a un progetto ad hoc, grazie al quale ho avuto la possibilità di lavorare e interfacciarmi con un’azienda fiorentina che realizza occhiali in legno. La sfida era quella di reimpiegare lo scarto di lavorazione, e al Fuorisalone abbiamo esposto i risultati del progetto Novo.

Novo è un materiale nato dagli scarti di lavorazione degli occhiali in legno
occhiali legno lavorazione scarti

scarto lavorazione legno occhiali
Gli “occhi”, piccole parti residue dalla fresatura delle montature, immersi in uno strato di resina, generano non solo nuova materia ma anche pattern grafici. Il risultato ottenuto si caratterizza per la freschezza della casualità e l’unicità di combinazioni mai ripetute.

A tal proposito, hai lavorato spesso riutilizzando scarti di produzione industriale. Source 2018 porta il titolo “Lovely Waste”: il design – quando si sposa con l’attenzione per la sostenibilità e il riuso dei “rifiuti” – può salvare il mondo?

Lo considero un tema molto stimolante, e quando mi approccio ad un aspetto considerato generalmente come un limite, riesco a ottenere un risultato finale – che sia un oggetto, un materiale o un processo – che mi soddisfa molto. Il riuso dei rifiuti applicato al design non credo possa salvare il mondo, ma sicuramente può migliorarlo.

Più che il riutilizzo di uno scarto industriale – che porta con sé il forte rischio di ottenere un oggetto ready made invece di un progetto sensato e risolto in tutti i suoi termini – credo si debba progettare in funzione dello scarto. Il modus operandi perfetto sarebbe quello di pensare, già all’inizio della progettazione, a cosa si andrà a fare con lo scarto che si otterrà. Analizzare e modificare le varie fasi di lavorazione e utilizzare la materia prima in modo responsabile porterebbe a una forte riduzione della sua percentuale usata.

Una collezione di contenitori termici per la conservazione e il trasporto del cibo, nata dal recupero del materiale di scarto della ditta STA di Rovereto. L’azienda trentina utilizza pannelli sandwich in poliuretano e alluminio per la costruzione di canalizzazioni d’aria. Il 25% è la quantità di materiale a essere smaltita in discarica ed il progetto, sfruttando le caratteristiche termiche e isolanti dei componenti, trasforma questo scarto in prodotto: una collezione innovativa che richiama la tradizione italiana della cesteria.
contenitori legno scarto colore

Qual è il maggior ostacolo che incontra un designer autoprodotto lavorando in Italia?

Il maggiore ostacolo sono i costi della prototipazione e dei materiali, ovviamente totalmente a carico del designer. Altro aspetto negativo è quello della poca considerazione che viene data a un designer che si autoproduce, troppo spesso ed erroneamente paragonato all’artigiano o all’hobbista della domenica.

Sei anche autore su “La casa in ordine” e di altre riviste di settore: cosa significa per te scrivere di design? Scrivendo di altri designer è cambiato il tuo approccio rispetto a quando ti occupavi solo di progettazione?

Scrivo di design per passione e perché, in modo diretto o indiretto, faccio parte di questo mondo. Per quanto riguarda “La casa in ordine” mi diverte occuparmi delle “icone di design”, raccontando i grandi maestri italiani e internazionali. Mi piace pensare che anche un lettore non coinvolto nel mondo della progettazione possa venire a conoscenza di queste personalità e delle curiosità che si nascondono dietro gli oggetti che ha sotto gli occhi tutti i giorni.

Mi è servito molto anche intervistare altri designer che si occupano di autoproduzione perché nella maggior parte dei casi condividiamo le stesse sfide da affrontare e problemi da superare, inoltre è un mezzo molto efficace per espandere contatti e stringere opportunità lavorative.

Stringa nasce da un unico foglio di polipropilene, del quale viene usata l’intera superficie con un minimo scarto di materiale. Una lampada dalle linee pulite e spogliata del superfluo, che si assembla facilmente mediante un gioco di pieghe e a una stringa per le scarpe.
lampada tavolo propilene giallo

Sebastiano Tonelli
ritratto sebastiano tonelli

Per informazioni su Source si può consultare il sito sourcefirenze.it, mentre la produzione di Sebastiano Tonelli è pubblicata sulla sua pagina di Behance

Nell’immagine di copertina, collezione 25%, design Sebastiano Tonelli

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