Vivere la casa con stile

Salviamo il Museo Doccia! – ovvero il museo Richard Ginori

di Elisabetta Badiello.

È un vero e proprio appello quello lanciato da un gruppo di mecenati, appassionati, studiosi e collezionisti che si sono attivati per salvare tre secoli di storia della porcellana italiana, un richiamo che ha mosso il MiBAC (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), ad acquistare il Museo Richard Ginori.

Quando Carlo Ginori nel 1735 fonda la manifattura artistica nella località di Doccia a Sesto Fiorentino, la porcellana in Italia era principalmente cinese. Con l’avvento dello stabilimento toscano, le collezioni made in Toscana, si affermarono da subito imponendosi come espressione di uno stile italiano riconosciuto in tutto il mondo.

Lavorazione sbalzo e cesello

cesello fatto a manoSinonimo di convivialità e arte del ricevere, grazie ai raffinati servizi da tavola, Richard Ginori ha anche prodotto una serie di manufatti come porcellane bianche in scala dei celebri marmi degli Uffizi, maioliche per le Esposizioni Universali e ceramiche Art Decò nel periodo dal 1923 al 1930, ovvero quando Giò Ponti era direttore artistico dell’azienda.

Ad oggi sono circa 8mila gli oggetti in porcellana e maiolica esposti al Museo Doccia, prodotti tra il 1737 e il 1990. Tra le altre, un’importante raccolta di modelli scultorei in cera, terracotta, gesso e piombo, lastre in metallo incise e pietre litografiche per la stampa dei decori, un archivio di documenti cartacei e disegni (di cui 300 appartenenti al fondo Giò Ponti), una biblioteca storica, una biblioteca moderna specialistica e una fototeca.

In esposizione anche rari manufatti del primo periodo, ma anche prodotti seriali frutto del design italiano, oggetti di lusso e di uso quotidiano che testimoniano l’evolversi degli stili artistici, del costume, della scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria dal Settecento a oggi.

A sinistra, Borse in paglia Tommaso Candria ph Susanna Stigler, a destra, ricamo Aurora Pettinari-York ph Emilia Pizzonia

artigiani che lavorano

Una storia, quella della Richard Ginori, che si interseca con quella sociale

  • All’inizio, siamo nel 1779, forme e decori della Manifattura di Doccia hanno imbandito i ricchi banchetti delle più rinomate dimore signorili di un tempo.
  • Nel primo Ottocento sono l’impiego dell’oro e le nuove sperimentazioni ad affinare i decori, assecondando la ricerca del lusso tipica dell’epoca.
  • Dalla seconda metà del ’800 prende il sopravvento un gusto naturalistico, espressione dell’epoca Romantica: i soggetti diventano gli insetti immersi tra elementi floreali cui seguono temi tratti dalla letteratura teatrale e dalla pittura macchiaiola.
  • All’inizio del ‘900, con la direzione artistica di Giò Ponti, viene introdotto un forte rinnovamento e la manifattura si apre allo scenario europeo sviluppando nuovi stili artistici in linea con l’epoca.
  • Dal 1985 è il momento dei designer. Si fanno avanti nuovi stili di vita e variazioni di gusto con Franco Albini, Enzo Mari e Aldo Rossi, Angelo Mangiarotti, Gianfranco Frattini, Candido Fior, Gabriele Devecchi, Achille Castiglioni, Sergio Asti, Antonio Piva, Franca Helg.

Interno del museo Richard Ginori credits Museo di Doccia-Arrigo Coppitz

museo ginori doccia

Oggi la storia dell’azienda Ginori è purtroppo quella di molte realtà produttive italiane
Fallita nel 2012, il ramo produttivo dell’azienda e il marchio Richard-Ginori vengono acquisiti dalla società Kering, Gruppo Gucci, che peraltro prosegue nella produzione come 280 anni fa, mentre il Museo resta nelle mani della curatela fallimentare per essere chiuso al pubblico nel maggio del 2014.

Ci sono vicende per le quali, se non proprio il lieto fine, la storia riserva nuove opportunità, ed è il caso del Museo Doccia acquistato dal MiBACT a fine 2017, grazie all’interessamento e all’impegno degli Amici di Doccia e dei suoi sostenitori. Ha quindi (e fortunatamente) inizio un nuovo capitolo. Una volta avviati i primi lavori urgenti di ristrutturazione finanziati dallo stato per 1,9 milioni, la gestione del Museo sarà affidata a una fondazione mista pubblico-privata, in via di costituzione. Per il Museo Doccia, così come per la Manifattura, la storia continua.

MD Gruppo VI: visione d’insieme di porcellane di Gio Ponti per la Richard-Ginori tra cui tre boli ed un vasetto dalla serie del Monte Santo, 1924-1927, un vaso con lo Straccione, 1927, una senapiera o veliera dalla serie a Castelli o Archi e paesi, 1929.

ceramiche manifattura doccia

Piccolo dizionario della ceramica
Porcellana (da cultura.biografieonline.it)
È un tipo di ceramica molto pregiata, ottenuta da impasti con presenza di caolino e feldspato. Smaltata con la cristallina e poi cotta a una temperatura che si aggira tra i 1300 e i 1400 °C, infine decorata e cotta nuovamente. Esistono vari tipi di porcellane tra cui quelle dure e quelle tenere.

Nelle porcellane dure (o ad alto fuoco), la pasta è caratterizzata da una miscela di caolino (45-60%), quarzo (12-30%), feldspato (15-35%) e calcare (0-6%), mentre il rivestimento è formato da feldspato, quarzo e materiali alcalino-terrosi (talvolta, calce e magnesia). Le porcellane dure sono fabbricate specialmente in Germania, Repubblica Ceca, Francia e Italia. Colorate e decorate, sono utilizzate per il vasellame artistico e da tavola e per eventuali oggetti artistici o ornamentali.

Le porcellane tenere (o a basso fuoco) invece, sono caratterizzate da minore durezza di superfice rispetto alle precedenti; sono cotte a temperature più basse e presentano quindi un minor costo di produzione. Si avvicinano alle terraglie e sono fabbricate perlopiù nei paesi anglosassoni. Tra le porcellane più famose al mondo si annoverano quelle di Capodimonte, di Limoges, di Copenaghen e infine quelle cinesi.

Disegni di Duccio Maria Gambi.

disegni mano teiera piatti

Ceramica (da cultura.biografieonline.it)
È un materiale composto inorganico, non metallico, molto duttile allo stato naturale, rigido dopo la fase di cottura. Il termine deriva dal greco antico ‘kéramos‘, che significa “argilla”, “terra da vasaio”.
Esistono tipi diversi di ceramiche. A pasta porosa che presentano una pasta tenera e assorbente, più facilmente scalfibile: le terraglie, le maioliche e le terrecotte. Mentre le ceramiche a pasta compatta presentano una bassissima porosità, buone doti di impermeabilità ai gas e ai liquidi ed infine la durezza, poiché non si lasciano scalfire neanche da una punta d’acciaio.

Tra queste in assoluto la più nota e importante è il gres. La ceramica viene utilizzata soprattutto per la produzione di piastrelle per pavimenti e rivestimenti, vasellame, sanitari e in parecchie produzioni industriali.
Tra i numerosi centri italiani che hanno sviluppato una lunga e storica tradizione nell’arte della lavorazione della ceramica ci sono Faenza (Ravenna) e Caltagirone (Catania); per la porcellana ricordiamo invece Capodimonte (Napoli) e Venezia.

Il designer artista Duccio Maria Gambi.

ritratto duccio maria gambi

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