tavola apparecchiata mostra

Conviviando – l’arte della tavola tra passato e futuro

Una mostra che racconta l’evoluzione, nei secoli, della mise en place nel corso dei secoli. Si apre oggi 25 gennaio (e fino al 15 febbraio) a Palazzo Reale di Milano la mostra “CONVIVIANDO – L’arte della tavola tra passato e futuro”, promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale, HOMl, il Salone degli Stili di Vita di Fiera Milano e curata da Cinzia Felicetti, direttrice di Marie Claire Maison Italia.

Ambientata in dieci stanze dell’Appartamento del Principe, l’esposizione propone un racconto scenografico sulla storia dell’arte della tavola. Rivoluzionaria o legata ai riti del potere, essenziale o sfarzosa, l’apparecchiatura delle grandi occasioni è il tema ispiratore di questa mostra, esplorato attraverso oltre tre secoli e una serie di film che hanno segnato il nostro immaginario.

PERCORSO DELLA MOSTRA
Si parte dal periodo barocco, in cui la tavola si configura come l’affascinante teatro in cui il sovrano assoluto celebra la propria grandezza sui sudditi e sulla natura, tra trionfi vegetali di ortaggi e metalli preziosi. In epoca Rococò la disposizione degli oggetti diventa una sensuale dichiarazione di sensibilità estetica; si impongono le sfumature pastello (tributo ai quadri di Jean-Honoré Fragonard e François Boucher) e la porcellana finemente lavorata.

Ma la vera rivoluzione si compie all’inizio dell’Ottocento, con il passaggio dal servizio “alla francese” – ovvero, presentazione flamboyant di tutte le pietanze sul desco – a favore di una disinvoltura “alla russa” (introdotta dall’ambasciatore dello zar a Parigi, Alexander Kurakin), che affida a inappuntabili camerieri il compito di servire le vivande. Libera dalle audaci costruzioni gastronomiche precedenti, la tavola accoglie apparecchiature di cartesiano rigore: pura geometria di piatti, posate e bicchieri.

Il XIX secolo sposa la formula “meno sfarzo, più etichetta” e vede la nascita della mensa borghese, dove celebrare affetti familiari o ideali politici. Senza rinunciare all’eleganza, che si esprime attraverso raffinate decorazioni floreali e vasellame ton sur ton.

La policromia vittoriana si rivitalizza durante il Novecento nelle splendide forme Art Déco, rivive nell’eclettismo Sixties, raggiunge la sua massima espressione nella personalizzazione contemporanea. E si apre a un futuro prossimo in cui il cibo – sempre più immateriale – sarà presentato verosimilmente nel segno della stilizzazione più “asettica”.

L’allestimento si snoda nelle antiche residenze principesche proponendo dieci mise en place che prendono spunto da altrettanti film memorabili, a scandire i momenti clou di questa evoluzione: dai trionfi barocchi di Vatel alle glaciali atmosfere di Ex Machina, passando per la deliziosa Marie Antoinette di Sofia Coppola, il black and white in versione couture di Coco Chanel & Igor Stravinsky, l’etichetta Regency (firmata Jane Austen) di Emma; senza dimenticare il candore assoluto di Morte a Venezia e il fasto decadente de Il Gattopardo, capolavori di Luchino Visconti. L’Art Déco palpita nelle scenografie de Il grande Gatsby; l’orientalismo di ispirazione Sixties si fa puro glamour in A Single Man; fino alla mitizzazione della figura dello chef, espressa compiutamente in Io sono l’amore.

LE STANZE

Stanza 1: 1920 “Elegance”, ispirata al film Coco Chanel & Igor Starvinsky (2009)stanza mostra

Nella prima stanza troneggiano monocromie e attenzione appassionata al dettaglio: l’essenzialità è la chiave dell’eleganza. Soprattutto a tavola. Come testimonia il film Coco Chanel & Igor Stravinsky (2009), in cui la stilista è colta nell’anno (1920) in cui crea l’iconico profumo N°5. La perfezione si fa visibile tra layout rigorosi di bianco & nero e la presenza regale delle camelie. Per una mise en place di moderna sofisticazione.

Stanza 2: ‘600 “Baroque”, ispirata al film Vatel (2000)stanza tavola apparecchiata

La tavola barocca è un artificio teatrale dal forte messaggio simbolico: celebra il potere assoluto del sovrano sui sudditi e sulla natura, disciplinata nei giardini alla francese ed evocata nei sontuosi trionfi di verzure sulla mensa. Vatel (2000) racconta il desco del Re Sole nel 1671: giochi scenici e mise en table dai colori vibranti e di drammatica bellezza. Aspettando la piena diffusione della forchetta (dopo la metà del Settecento).

Stanza 3: 1777-1789 “Rococò”, ispirato al film Marie Antoinette (2006)

stanza tavola candelabri

Il Rococò è un sorriso edonista alla vita. Sulla tavola prescrive le nuance pastello più luminose: rosa, celeste, avorio, come se a
dipingerla fossero Jean-Honoré Fragonard e François Boucher. Uno spirito colto dal film Marie Antoinette (2006), dedicato
agli anni spensierati della regina, tra il 1777 e il 1789. L’amore per la decorazione diventa ossessione. E la porcellana fa il
suo ingresso trionfale, prendendo il posto dei metalli preziosi.

Stanza 4: 1815 “Regency”, ispirato al film Emma (1996)

stanza regency tavola

In età Regency la tavola si configura come il ring sociale dove stringere alleanze e matrimoni. La gioia della convivialità in abiti casual è riservata ai picnic, preparati con una cura maniacale che il film Emma (1996), ambientato nel 1815, svela in tutti i dettagli. Il senso dell’empatia con il paesaggio, così British, si esalta nell’inesauribile corredo di porcellane, posate, coppe e bicchieri sfoggiati nell’apparecchiatura bucolica. Immancabili i servizi da tè: passione del Reggente Giorgio IV.

Stanza 5: 1911 “Total White”, ispirato al film Morte a Venezia (1971)

stanza gazebo tavolino

Quando la tavola vuole risultare esclusiva si veste di bianco: il colore aristocratico per eccellenza, segno distintivo di chi non deve piegarsi ai lavori manuali e dunque si mostra diafano nel volto e negli abiti. Una tovaglia immacolata è un assoluto estetico, spesso solo vagheggiato, come quello di Morte a Venezia (1971), che ambienta nel 1911 la struggente storia di una solitudine. In un nitore di perfetta eleganza.

Stanza 6: 1860 – 1910 “Romantic”, ispirato al film Il Gattopardo (1963)

tavola apparecchiata

Nell’Ottocento la sala da pranzo si fa protagonista; fulcro dei riti borghesi, è museo in miniatura del prestigio di famiglia, tra quadri alle pareti, cristalli e argenterie. In tavola, finalmente, il vasellame si armonizza e vuole l’accordo cromatico con l’abbondanza di fiori e frutti immancabili sul desco delle feste. Come si vede nel film IL Gattopardo (1963), in cui i colori accesi di dalie, crisantemi e garofani scandiscono la temperatura emotiva dei rivoluzionari anni tra il 1860 e il 1910.

Stanza 7: 1922 “Art Déco”, ispirato al film Il Grande Gatsby (2013)

stanza mostra palazzo reale

Edonismo & glamour: con l’arrivo dell’Art Déco la tavola non sarà più la stessa. Il grande Gatsby (2013) svela il lusso del 1922, tra pattern geometrici, accordi di nero, crema, oro e nuovi accessori. Al naïf ridondante delle composizioni floreali del periodo precedente si sostituisce lo chic essenziale di candelabri e calici. I bicchieri si moltiplicano, perché ogni piatto ora richiede il suo vino. Anni alcolici, che impongono la moda del cocktail prima di cena.

Stanza 8: 1960 “Eclectic”, ispirato al film A single man (2009)

tavola apparecchiata oro

Cromie audaci, motivi esotici, personalizzazione assoluta. La tavola dei favolosi Sixties non è più quella austera ed estesa delle famiglie patriarcali. Si riduce nelle dimensioni e si arricchisce di contaminazioni stilistiche, sull’onda della moda hippy e dei nuovi orientalismi, ma sempre all’insegna del glamour. Come in A single Man (2009), elegia del lifestyle targato 1962, in cui l’esuberanza della mise en table è bilanciata da un senso preciso del colore e delle proporzioni.

Stanza 9: Oggi, “Modern”, ispirato al film Io sono l’Amore (2009)

tavola apparecchiata sedie nere

Nella società liquida di Zygmunt Bauman, la tavola perde la sua materialità e da occasione conviviale legata al gusto diventa bellezza virtuale in pixel da condividere su Instagram. Come reazione all’avvilimento da fast food si mitizza la figura dello chef: nuovo custode degli arcani riti culinari, esaltato anche nel film Io sono l’amore (2009). Cucina molecolare, piatti destrutturati,
nuove abitudini alimentari – dal veganesimo al crudismo – impongono apparecchiature sempre più essenziali, spogliate
della ridondanza di colori e ornamenti.

Stanza 10: “Future”, ispirato al film Ex Machina (2014)

tavolo bianco monitor pasticche

Il futuro si apre a enigmi intriganti: come sarà il cibo degli anni a venire? Probabilmente dematerializzato, micronizzato, minimizzato, esaltato da un’esperienza totalmente estetica. Ava, la glaciale protagonista del film Ex Machina (2014), ha un viso preraffaellita e un torace cibernetico, affascinante intrico di fili e transistor. La sua ambigua natura apre scenari inediti, in cui l’alimentazione sarà sublimata ma estremamente curata a livello artistico. Un esercizio perfetto di forme essenziali.

25 gennaio – 15 febbraio 2018
Palazzo Reale, Milano
lunedì 14,30 – 19,30; martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30
giovedì – sabato 9,30 – 22,30
Ingresso gratuito
palazzorealemilano.it

Immagine di copertina: Mirko Cecchi

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