di Sebastiano Tonelli.
Abbiamo incontrato Giovanni Avallone, Jacopo Gervasini e Paolo Cassis, ovvero Caracol Studio, realtà giovane ed espressione del nuovo percorso che il design ha intrapreso negli ultimi anni fra ricerca, sperimentazione e contaminazione.
Vi presentate come uno studio, raccontateci di voi. Chi siete e come vi siete avvicinati al mondo del design?
Caracol Design Studio è un Polo di Manifattura Additiva 4.0: una realtà che investiga le nuove possibilità produttive nel campo del design derivanti dal completo accesso alle più sofisticate tecnologie di stampa 3D e fabbricazione digitale. Dopo un percorso di studi in Design degli Interni presso il Politecnico di Milano, dove indirettamente abbiamo avuto i primi contatti con le tecnologie di stampa 3d, ad inizio 2015 abbiamo fondato Caracol Design Studio, una Start-Up innovativa composta da tre soci con sede a Milano.
Al termine del secondo anno di attività ci siamo insediati nel parco tecnologico Como Next a Lomazzo in provincia di Como, dove risiediamo tutt’ora, con lo scopo di sfruttare questo fertile ecosistema per arricchire il nostro network, progredire nella ricerca, collaborare con partner sempre più validi ed aumentare la producibilità con le macchine.
Le nostre attività si dividono in:
Design. Progettiamo seguendo i canoni espressivi delineati dalle più avanzate tecniche di stampa 3D, creando una rivoluzionaria ed esclusiva dialettica formale che identifica la nostra filosofia.
Ricerca robotica: Il nostro laboratorio ospita uno dei primi centri di ricerca basati su stampa 3D applicata a sistemi robotici antropomorfi. Svolgendo un’operazione di ricollocamento di una tecnologia nata in una dimensione prettamente industriale, abbiamo costituito un esclusivo strumento di fabbricazione che amplia ancor di più le frontiere applicative della manifattura additiva e degli stessi robot.
Produzione. Offriamo un servizio di sviluppo progettuale, di prototipazione e di produzione basato sulla stampa 3D.
Sculture informali, 2017
L’installazione per la Milano Design Week 2017 ha mostrato il processo creativo e produttivo che porta alla realizzazione di artefatti inediti in terracotta, prodotti tramite manifattura additiva dal nostro braccio robotico a 6 assi. Il ritmo sancito dalla continua alternanza digitale/analogico trasporta lo spettatore in un percorso narrativo che mette alla luce l’aspetto più umano ed affascinante della fabbricazione digitale, un percorso che comincia con l’uomo, passa per la macchina e si conclude nelle mani dell’artista.
Sculture informali, 2017
Dal vostro portfolio si notano lavori di grafica, product, fotografia e ricerca. Su cosa preferite lavorare? Ritenete questi mondi distinti o capaci di fondersi assieme?
Gli strumenti hardware e software che ruotano attorno al nuovo mondo della fabbricazione digitale (stampa 3d, macchine a controllo numerico, robot…), hanno enormemente ampliato gli orizzonti progettuali, proiettando designer, creativi, architetti e artisti in una nuova dimensione dove il processo produttivo ha cambiato radicalmente anche quello progettuale.
In questa tabula rasa, gli stimoli, le provocazioni, le sperimentazioni che ne derivano sono naturalmente una quantità elevatissima in tutti i campi espressivi. Per questo motivo ci siamo sempre lasciati influenzare e ci siamo cimentati in lavori di vario genere, non necessariamente connessi gli uni agli altri ma che hanno come fondamento questo approccio “postindustriale”.
Per quanto riguarda la ricerca, per noi è fondamentale e propedeutica alle nostre produzioni. I nostri studi di ricerca sono focalizzati sullo sviluppo di nuovi strumenti e di nuove applicazioni che derivano dall’unione di sistemi tecnologici.
Questa è la nostra innovazione, il nostro focus principale e la nostra ambiziosa sfida: traslare le applicazioni della stampa 3D da quelle prototipali a quelle di prodotti funzionanti, con lo scopo di portare la manifattura additiva ad un livello superiore, cambiando il paradigma della progettazione e della produzione manifatturiera nell’ambito del design.
Attrattori, arte robotica capitolo 1
Disegni parametrici eseguiti da un braccio robotico. Ogni disegno è l’espressione grafica di una pura funzione matematica in cui una griglia di linee parallele viene deformata da punti attrattori virtuali che funzionano come una forza virtuale che genera l’illusione di campi tridimensionali.
Attrattori, arte robotica capitolo 1.
Molti dei vostri oggetti sono realizzati con la stampa 3d. Quali sono le potenzialità di questa tecnologia entrata ormai a fare parte del mondo del design?
Questo innovativo metodo di fabbricazione garantisce molti vantaggi, fra cui l’eliminazione degli stampi come barriera d’ingresso alla produzione, la possibilità di condurre un flusso di produzione on demand, l’infinita possibilità di personalizzazione dei prodotti (personalizzazione di massa) e la generazione di geometrie complesse che si traduce nella generazione di una rivoluzionaria ed esclusiva dialettica formale, concretizzata in prodotti funzionali ed ancora più performanti.
Serie Eolica luce, 2016.
Aggiungendo luce alla fluidità delle forme della “Serie Eolica”, il risultato è una serie limitata di lampade in PLA organico e legno massello: la silhouette organica del paralume stampato in 3D pone le sue radici nella base tornita a mano, testimoniando la potenza scaturita dalla contaminazione benefica di fabbricazione digitale ed artigianato tradizionale.
Vi occupate di autoproduzione, quali sono i pro e i contro? Che rapporto instaurate con gli artigiani?
Consideriamo queste nuove tecnologie come nient’altro che uno strumento innovativo e sostenibile per potenziare le possibilità progettuali esistenti. Questo non significa che siano macchine in grado di fare qualsiasi cosa, o che siano in grado di innestare un certo tipo di valore in qualsiasi oggetto prodotto.
Conosciamo sulla nostra pelle il valore e la ricchezza della artigianalità, la forza di alcuni materiali lavorabili solo con tecniche tradizionali, l’empatia che può scaturire da un oggetto creato a mano. Per questi motivi abbiamo sempre cercato di instaurare rapporti con artigiani e di arricchire il nostro lavoro digitale con tecniche di lavorazione tradizionali, dando una prova visibile e tangibile della contaminazione benefica che questi approcci possono avere insieme.
Serie Eolica luce, 2016.
Avete preso parte all’iniziativa di Source “Thursday community store”, cosa vi aspettate da questa partecipazione?
Abbiamo sempre voluto fortemente essere presenti sul territorio, in qualsiasi modo possibile, partecipando a mostre, eventi e convegni. Reputiamo che questa modalità di espansione sia ancora valida, soprattutto nel nostro lavoro. Ecco cosa ci aspettiamo da questa partecipazione: diffondere ancor di più i nostri prodotti e la nostra filosofia e fare network collaborando attivamente con realtà come Source, augurandoci che questa sia solo la prima di molte altre occasioni.
Giovanni Avallone, Jacopo Gervasini e Paolo Cassis.