di Marta Santacatterina.
Esistono delle forme logiche, delle forme antiche che rispondono perfettamente – da centinaia d’anni quando non da millenni – ai bisogni delle persone. Utensili quotidiani vengono spesso ritrovati in scavi archeologici dai quali spuntano ciotole, cucchiai, coltelli che assomigliano molto da vicino agli oggetti che ciascuno di noi usa tutti i giorni: questo è stato il punto di partenza per Matteo Zetti ed Eva Parigi, di ZPSTUDIO, i quali hanno progettato una linea caratterizzata dalla bellezza essenziale, dalla semplicità assoluta delle forme e che prende spunto dai preziosi reperti conservati presso il Museo di etno-antropologia dell’Università di Firenze.
Una “riflessione sul design riletto dal suo grado zero: da suggestioni primordiali, una collezione di oggetti riportati alla luce come tecnofossili del futuro”: così i designer definiscono la collezione Anthropocèni che, dopo la presentazione al Salone del Mobile di Milano, è stata anche tra le protagoniste di una mostra curata da Alexa Holzer e allestita presso il Museo di storia naturale di Graz.
Contenitore in rame con manico della collezione Anthropocèni di ZPSTUDIO
Gli oggetti antichi, provenienti da ogni parte del mondo, diventano quindi i modelli per una produzione che impiega materiali sintetici ed elastici stampati in 3D, legno di faggio lavorato con tecnologie innovative, acciaio satinato o rame verniciato a smalto. Le referenze comprendono un contenitore in terracotta colorata con fascia superiore a motivi geometrici in rilievo ispirato a un vaso con piede usato per la conservazione e la cottura dei cibi in Eritrea dalle popolazioni di lingua Amhara, risalente al 1905.
Una mezzaluna e mannaia da cucina che deriva all’ascia con tagliente d’osso – usata per spaccare il ghiaccio – degli Inuit della Groenlandia Orientale. Un coltello-mezzaluna simile all’esemplare femminile in rame “ulu”, destinato alle bambine Inuit per scopi didattici e datato prima del 1931.
Set di posate della collezione Anthropocèni di ZPSTUDIO
Non mancano le posate: un cucchiaio da portata e un set che si ispira a un mestolo nigeriano del 1910 ricavato da una zucca tagliata. Infine, tra gli oggetti della collezione, citiamo la rotondità del contenitore in rame con manico – il cui “originale” fu ricavato attorno al 1870 in Brasile dall’esocarpo di un frutto poi verniciato di nero – e il vaso Abrek, in terracotta a base rettangolare, tipico delle abluzioni rituali musulmane in Eritrea.
Raffinatissima e suggestiva per i suoi forti richiami a un passato indubbiamente archetipico, la collezione Anthropocèni, come da tradizione dei designer, ha un legame profondo con l’artigianato e coinvolge diverse discipline per l’elaborazione di forme quanto più possibile perfette e funzionali, coniugando la sapienza antica con le potenzialità dell’innovazione tecnologica.
La serie Diogenèa – A tale of bowls di ZPSTUDIO
Ulteriore dimostrazione è la serie Diogenèa – A tale of bowls che, anno dopo anno, intende valorizzare i materiali e le tecniche di lavorazione di un territorio italiano (nel 2017 si è scelta la Puglia, ora il lavoro si sta concentrando sulla Sicilia): si tratta di ciotole dalla forma identica, realizzate in serie limitata da artigiani italiani in 25 materiali diversi e peculiari della zona da cui provengono, tra cui il marmo di Carrara, la pietra ollare, il bronzo grezzo, il carbone, oltre all’erba palustre e all’uncinetto.
Ancora un perfetto equilibrio, quindi, tra alto artigianato, ricerca e design che si concentra e si sublima all’interno della semplice, eterna forma della ciotola.
Vaso Abreck di ZPSTUDIO
Prezzi. Il vaso Anthropocèni in terracotta e nylon ha un costo di 750 €; la brocca della stessa collezione viene venduta a 250 €, mentre le ciotole della serie Diogenèa costano da 125 € per quella in canne intrecciate a 330 € per quella in carbone.
Per tutte le info sui prodotti e dove acquistarli – zpstudio.it
Matteo Zetti ed Eva Parigi di ZPSTUDIO
Nell’immagine di copertina, Collezione Anthropocèni di ZPStudio.