villeroy & boch

"O" come oliera

di Laura Tasso.

Un tempo l’olio si versava direttamente dalla bottiglia o dalla brocca, usanza che si è protratta a lungo nelle case meno abbienti. Solo a partire dalla metà del XVI secolo, per poterlo portare in sala da pranzo insieme all’aceto, furono realizzati appositi contenitori che poggiavano su un unico supporto insieme a quelli per sale, pepe e spezie.

Nel corso dei secoli l’oliera è stata prodotta in una grandissima varietà di forme e materiali, dalla ceramica al cristallo montato in argento, al rame, al vetro, e la padrona di casa borghese di inizio Novecento si faceva un vanto di sfoggiare un ménage (il nome che definisce il completo di oliera, acetiera, spargisale e spargipepe più eventuali altri condimenti) di prestigio sulla credenza della sala da pranzo.

Oggetto di area soprattutto mediterranea, oggi l’oliera è tornata ad avere una propria individualità e fa bella mostra di sé in cucina in misure oversize nei materiali più svariati, dal rame con un lungo becco, al vetro, dalla ceramica bianca con tappo in sughero, alla plastica colorata.

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